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Le Indivisibili di De Angelis e la bellezza passata di Castel Volturno

Nel film del regista napoletano un omaggio e una denuncia per un luogo "in bilico", ma dall'anima profonda

Medusa
Poco più di 25mila abitanti, ma un numero notevole di siti interessanti: questo è Castel Volturno, in breve. Ma il Comune del casertano caratterizzato dalla costruzione medioevale - poi rielaborata tra seicento e settecento - eretta su un'ansa del fiume omonimo ha molto da offrire a chi si sentisse invogliato a scoprirlo. Magari proprio dopo la visione di uno dei film più nominati negli ultimi tempi, quel Indivisibili di Edoardo De Angelis che ha fortemente 'rischiato' di rappresentare l'Italia ai prossimi Premi Oscar, prima che la commissione apposita scegliesse il Fuocoammare di Gianfranco Rosi come nostro candidato alla statuetta di Miglior Film in Lingua Straniera

Anche il napoletano De Angelis, come il documentarista italiano nato ad Asmara, in Eritrea, ama raccontare il nostro Paese, e lo ha dimostrato sin dai suoi primi sorprendenti e apprezzatissimi film: Mozzarella Stories (2011) e Perez (2014). Oggi il suo racconto, nonostante la 'bocciatura' (per 4 voti contro 5) detta, sembra in grado di travalicare i confini patri visto che, dopo esser presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del cinema di Venezia (dove ha vinto molti premi 'Collaterali'), è arrivato a esser proiettato anche al Festival di Toronto e Londra.

E a mostrare anche lì le diverse anime di una terra ricca, di difficoltà e di perle. Dalle storiche chiese (dell'Annunziata, di San Rocco, di San Castrese, con il borgo annesso) alla Torre di Patria, alle riserve naturali limitrofe dei Variconi e di Foce Volturno. Ma "per lo più, Castel Volturno è un luogo che ha conosciuto la bellezza, ha conosciuto il fasto, e adesso ne è un simulacro vuoto - spiegava il regista in una intervista a Panorama. - È un luogo che porta su di sé le proprie ferite, come delle cicatrici, come dei segni molto forti di qualcosa di brutto che ne ha deturpato la bellezza".

"Questo è un film sulla separazione e sul dolore che comporta - racconta sempre De Angelis, in una interessante premessa… - Ho ragionato sull’idea che a volte, per crescere, bisogna farsi del male, rinunciare a un pezzo di sé stessi. Ho cercato un’immagine che rappresentasse al meglio questo concetto e l’ho trovata: due gemelle siamesi appena maggiorenni che scoprono di potersi dividere", le Viola e Daisy che vediamo cantare a matrimoni e feste per mantenere la famiglia. Almeno fino all'apparire della possibilità di realizzare il loro vero sogno: la normalità.

"Io vedo il mondo così - continua la confessione del regista, - sempre in bilico tra la bellezza e la bruttezza. La frequentazione assidua di questo 'bilico' mi ha portato ancora una volta a Castel Volturno. C’ero già stato, è vero, infatti questo film comincia dove finiva il precedente, sulla riva destra del Volturno. Quel territorio è un simulacro straziato di una bellezza passata, materiale perfetto per costruire la gabbia dalla quale i miei uccellini vogliono disperatamente scappare". E per parlare dei contrasti, la ribellione, la speranza e l'amore, che permeano questo melò napoletano e che hanno circondato i componenti della troupe nelle sei settimane di riprese facendo sentire loro il respiro del mondo cui appartengono le due protagoniste interpretate da Angela e Marianna Fontana e da cui proviene lo stesso De Angelis.
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