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Cervia, alla scoperta del suo 'oro bianco'

Nel Museo del Sale per scoprire la storia di una lavorazione artigianale preziosissima

Cervia
istockphotos
Saline di Cervia
La pittoresca città di Cervia, in provincia di Ravenna, è legata storicamente ad una sua risorsa naturale: le Saline, oggi dichiarate riserva, da cui si estrae il celebre ‘oro bianco’, il prezioso sale di Cervia (Presidio Slow Food dal 2004). Non a caso nel centro storico, all’interno di un magazzino del Sale ‘Torre’, è ospitato un museo che la regione Emilia-Romagna ha reputato Museo di Qualità per il valore culturale e i servizi che offre. Si chiama Museo del Sale, o più semplicemente MUSA, ed è un’istituzione nella quale si può scoprire la storia, gli usi, la lavorazione di questo patrimonio storico cervese.
 
Il sale è un tesoro per la cucina. Lo usiamo sempre, tutti i giorni, in tutti i piatti, per insaporire. Ma storicamente lo si impiega anche per conservare. Eppure raramente ci chiediamo da dove venga questo prezioso 'oro bianco', e come sia arrivato sulle nostre tavole. Ebbene, nel museo di Cervia sono presenti immagini, documenti, testimonianze che parlano di questo prodotto così importante e del suo legame con la città della riviera adriatica. Durante il percorso di visita ad attirare maggiormente l’attenzione sono gli antichi attrezzi usati per raccogliere il sale, così come le imbarcazioni che si impiegavano per trasportarlo dalle saline ai magazzini, oltre ai numerosi oggetti per la lavorazione artigianale impiegati dai salinari di un tempo. Mantenere vivo il ricordo del lavoro in salina è l’obbiettivo primaria che ha spinto il gruppo culturale Civiltà Salinara ad organizzare e promuovere il MUSA, inaugurato nel 2004. 
 
Nel 2013 è stata inaugurata la sezione archeologica del museo, che ricostruisce la storia di questi luoghi sin da tempi molto antichi. Vi sono per esempio statue (una testa di Medusa in particolare) risalenti al 1 e 2 secolo, contenitori medievali, paramenti liturgici antichi trovati nelle zone attigue alle saline. Inoltre, una sezione aperta del museo è la Salina di Camillone, uno dei fondi saliferi impiegati nel passato oggi mantenuto attivo dai volontari di Civiltà Salinara per dimostrare ai visitatori come avveniva la raccolta del sale con i sistemi artigianali antichi. 
 
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