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Viterbo Museo Civico Chiesa di Santa Maria della Verità affreschi

Viterbo, la chiesa dello Sposalizio di San Giuseppe

Il matrimonio di San Giuseppe e della Vergine è un’opera di Lorenzo da Viterbo che, secondo Sgarbi, non è meno importante del Mantegna o di Piero della Francesca

Chiesa di Santa Maria della Verità affresco<br>
©Viterbo in rete
Viterbo, lo Sposalizio della Vergine e di San Giuseppe
Con l’approssimarsi della Festa del Papà viene spontaneo pensare alla figura di San Giuseppe, spesso sottovalutata anche se, fin dal Medioevo, le sue rappresentazioni nell’arte figurativa non mancano. Come quella, ancora poco nota, che si trova a Viterbo, per l’esattezza nel suggestivo convento di Santa Maria della Verità, un complesso di cui fa parte il Museo Civico di Viterbo, ristrutturato ed inaugurato successivamente da Vittorio Sgarbi. La chiesa che ospita il museo è affrescata da Lorenzo da Viterbo, che secondo Sgarbi ha la stessa importanza degli artisti più noti che lavorarono nell’Italia del Nord nel Quattrocento. Si hanno poche notizie di questo pittore, anche se è stato uno dei protagonisti della pittura della regione romana nella seconda metà del Quattrocento:  si era formato a Padova, dove aveva stretto amicizia col Mantegna, e, nel 1469, secondo il noto critico d’arte, non c’era pittore romano più grande di lui, al pari dello stesso Mantegna e di Piero della Francesca, tant’è che il ciclo pittorico di Viterbo è paragonato anche ai lavori di Giotto.

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Ammirando l’affresco del Matrimonio di San Giuseppe e della Vergine, Sgarbi lo definisce un momento sublime dell’arte italiana, in cui si perfeziona il senso dello spazio e della prospettiva. Quelli raffigurati sono tutti personaggi reali, ritratti di persone vere, quelle stesse persone che frequentavano la casa dei Mazzatosta, i committenti della cappella. Spostando l’attenzione sulla rappresentazione della maternità, e in particolare sulla raffigurazione della natura che fa da sfondo all’affresco, viene osservata anche la tipologia meravigliosa del volto di San Giuseppe che sembra ispirata da una statua antica di Seneca, grazie alla quale il pittore prende come riferimento cristiano un modello della grande scultura classica: questa unione da vita all’essenza del Rinascimento, dimostrando come l’affresco sia un autentico capolavoro, fiore all’occhiello del Museo Civico che, tra l’altro, ospita altri tesori artistici tutti da scoprire anche ai piani superiori.

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La Cappella Mazzatosta si apre sulla parete destra della navata principale della chiesa, ed è chiusa da una cancellata in ferro originale del Quattrocento: i suoi affreschi furono purtroppo martoriati dai bombardamenti dell’ultima guerra: quello che possiamo ammirare oggi è il frutto di un prodigioso intervento di restauro che ha saputo ricollocare al suo posto migliaia di frammenti della preziosa pittura, considerata un vanto della città di Viterbo già ricca di attrazioni.

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