Ad una manciata di chilometri da Arezzo sorge la cittadina di Castiglion Fiorentino, che ospita alcune opere di Bartolomeo della Gatta, uno degli allievi di Piero della Francesca. Secondo Vittorio Sgarbi la personalità e le qualità pittoriche del religioso toscano sono superiori anche al Perugino. Alcune delle opere più celebri si possono ammirare proprio a Castiglion Fiorentino, come l’Estasi di San Francesco, San Michele Arcangelo e la Madonna con il Bambino e Santi. In quest’ultima opera, soprattutto, Bartolomeo della Gatta si misura con il tema della pala d’altare distribuendo la sua eleganza tra la composizione verticale che culmina con un trono di cherubini e i bassorilievi sul fondo oro nel gradino, nei quali sembra avvertire un’influenza che molto probabilmente deriva dal Pinturicchio. L’intuizione formale delle calze rosse di San Giorgio rende il pittore una personalità di primo piano, anche se non sempre riconosciuta, poiché fuori dagli schemi obbligatori: sta, infatti, ad indicare anche nel soggetto sacro una propensione sperimentale.
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E proprio Castiglion Fiorentino è stato scelto da Sgarbi per rappresentare la Toscana all’EXPO 2015 con Bartolomeo della Gatta. La tela di “San Francesco riceve le stimmate”, infatti, è collocata nel diciottesimo padiglione Eataly-I tesori d’Italia, dedicato alla biodiversità agroalimentare, umana, paesaggistica e artistica. Sono presenti tutte le regioni d’Italia con una selezione di opere d’arte che rappresentano la loro identità e la Toscana, quindi, fa bella mostra di se con il gioiello di Castiglion Fiorentino datato 1486, fortemente voluta dal noto critico d’arte ad un evento di cosi grande richiamo mondiale. Lo scopo del progetto ideato e portato avanti da Sgarbi è quello di svelare i tesori d’Italia meno conosciuti al grande pubblico.
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L’opera fu commissionata dal Rettore della Fraternita di Santa Maria della Misericordia di Castiglion Fiorentino ed è certamente uno dei capolavori del Della Gatta, pervaso da un sentito realismo quasi nordico e una raffinata armonia tra la lezione prospettica di Piero e la sensibilità per i particolari della pittura fiamminga. Il monaco camaldolese di origine e di educazione fiorentina presto trasferito ad Arezzo, è diventato uno degli interpreti più originali della poetica di Piero della Francesca. Tra gli anni settanta e novanta del Quattrocento lavorò per molti centri del territorio compreso tra la Toscana meridionale e l'Umbria settentrionale. Momenti fondamentali della sua carriera furono il soggiorno alla corte urbinate di Federico di Montefeltro e la partecipazione, con Luca Signorelli, alla decorazione quattrocentesca della Cappella Sistina.
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