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Venezia basilica dei santi giovanni e paolo

Il pantheon di Venezia si trova nel sestiere Castello

L’imponente Basilica dei Santi Giovanni e Paolo ospita uno dei  migliori lavori del Settecento veneziano, oltre a numerose sepolture di dogi e importanti personaggi

Venezia affresco Basilica dei Santi Giovanni e Paolo<br>
© Moroder/ Wikipedia
Piazzetta, Gloria di San Domenico
C’è sempre tanto da scoprire a Venezia, e persino le chiese più note hanno sempre qualcosa da offrire anche al visitatore più attento che non si lascia sfuggire i dettegli artistici più affascinanti. E’ il caso della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, uno degli edifici medievali religiosi più imponenti della Laguna, elevata a basilica minore e considerata il pantheon cittadino visto il gran numero di dogi ed importanti personaggi che qui sono sepolti. Leggenda vuole che le sue origini siano connesse ad una visione del doge Jacopo Tiepolo, che donò nel 1234 l’oratorio di San Daniele ai frati domenicani i quali fecero costruire la chiesa dedicata ai martiri romani del IV secolo Giovanni e Paolo: dal 1430, anno della sua consacrazione, fu continuamente arricchita con i lavori dei maggiori artisti veneziani.

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Con la sua altissima facciata tripartita aperta da un rosone centrale e da due occhi laterali, la basilica, conosciuta anche come San Zanipolo in dialetto locale, è davvero un preziosissimo tesoro di opere d’arte tra monumenti funebri, mausolei, cappelle riccamente abbellite da statue e affreschi. Tra gli artisti che vi si trovarono a lavorare ci fu anche Giovan Battista Piazzetta, il primo grande pittore veneziano del Settecento, che dipinge per la Basilica la sua unica opera decorativa, la Gloria di San Domenico per il soffitto della cappella dedicata al Santo. Il pittore, inserendosi in una lunga tradizione che fa capo al Correggio e al Veronese ma avendo come riferimento soprattutto gli affreschi del Crespi nel Palazzo Pepoli a Bologna, colloca sul bordo della cornice il gruppo ben piantato di frati domenicani, in una sorta di massa gravitante che accentua, quasi a contrastare, il moto ascensionale di San Domenico.

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Quest’ultimo già possiede la spinta dinamica insita nella forma triangolare, la cui larga base è costituita dagli angeli e il vertice dal viso proteso verso il cielo, mentre i toni si alleggeriscono progressivamente culminando in un chiarore tale da far appena intravedere le figure divine: questo a sottolineare la conciliazione tra la solidità costruttiva tipica del Piazzetta e la incorporeità celeste. Piazzetta realizza una delle più straordinarie visioni del Settecento veneziano, dove in una gloria di nuvole il Santo è issato dagli angeli verso la Trinità e in basso si può notare un domenicano in piedi che guarda lo spettatore ed indica la composizione: è l'autoritratto del pittore.

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