La Rinascente di Via del Tritone, interno / ©La Rinascente
L’Acqua Virgo, o Acquedotto Vergine, fu uno degli acquedotti più importanti dell’antica Roma: si tratta di una magnifica struttura progettata dal genero di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa, che venne inaugurata dall’imperatore nel 19 a.C. La leggenda lo lega alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. Si articolava lungo un percorso di 20,4 chilometri e serviva ad alimentare la zona del Campo Marzio, dove si trovavano le Terme di Agrippa. L’acqua, lungo il suo tragitto dalle sorgenti dell’Aniene, provvedeva anche all’alimentazione di tutte le più importanti fontane del centro storico, tra cui la Fontana di Trevi, la Fontana della Barcaccia, la Fontana dei Quattro Fiumi. L’acquedotto, ancora oggi in funzione, qui è perfettamente visibile, mentre il resto delle strutture rinvenute nel corso dello scavo sono state reinterrate e vengono raccontate attraverso videoproiezioni che mostrano come doveva essere la ricca domus, con la sala per i banchetti e la grande aula di ricevimento dal pavimento in marmi pregiati, il balneum, composto dalla sauna, il calidarium, il frigidarium e gli spogliatoi, ornato da un pavimento a mosaico con scene marine, e la Via Salaria Vetus, lungo la quale sono stati ritrovati tre monumenti allineati, interpretati come sepolcri, in tufo e travertino.
Scorcio dell'Acquedotto dell'Acqua Vergine / © Pro Loco Roma – Foto Scattate da 06Blog
Le sorgenti dell’Aqua Virgo erano poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, in quella che oggi è la località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo: seguiva la via Collatina fino alla località di Portonaccio, dove attraversava la via Tiburtina; oltrepassava quindi su arcate il Fosso della Marranella alla confluenza con l’Aniene, dirigendosi poi verso la Nomentana e la Salaria. Quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto. A via due Macelli il percorso diveniva a cielo aperto e proseguiva su arcate. Ed ecco, giunti fino a noi, gli imponenti resti visibili all’interno della Rinascente a Via del Tritone e presso Via del Nazareno. Le tre arcate in blocchi bugnati di travertino poste ai lati di un fornice più grande sono interrate. Al di sopra dell’arco fatto erigere da Claudio per celebrare la sua vittoria sui Germani, è posta l’iscrizione che ricorda il restauro dell’Acquedotto Vergine compiuto nel 46 d.C. dallo stesso imperatore. Altri due fornici in travertino sono visibili al di sotto di Palazzo Sciarra, presso via del Corso, l’antica via Lata, che l’Aqua Virgo attraversava con una grande arcata: superata Piazza S. Ignazio, il condotto giungeva a via del Seminario dove si trovava probabilmente il castellum terminale, posto davanti alla fronte dei Saepta, il grande edificio pubblico situato in prossimità del Pantheon e delle adiacenti Terme di Agrippa.
La parte esterna di Via del Nazareno con colonne ed arcate / ©Di I, Lalupa, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons