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Sassuolo, cosa rende speciale il Palazzo Ducale

La Delizia Estense della città vicino Modena è uno scrigno di tesori tutto da scoprire

Palazzo Ducale di Sassuolo
© Comune di Sassuolo
Facciata del Palazzo Ducale di Sassuolo
Non lontana dalla più nota Modena, anche la città di Sassuolo è una perla dell’Emilia Romagna che non manca di stupire. Presa poco in considerazione per gli itinerari turistici perché celebre soprattutto per la sua squadra di calcio, è in realtà ricca di attrazioni. In Piazza Garibaldi, con il suo spettacolare colonnato a ferro di cavallo, si affaccia il simbolo cittadino, la Torre dell’orologio; in Piazza Martiri Partigiani si erge la chiesa principale, San Giorgio, rarissimo monumento di Barocchetto puro costruito nel 1760. Anche la Chiesa di San Francesco, dove è venerato il Santo Tronco, un crocifisso miracoloso, merita una visita approfondita. E poi c’è il Palazzo Ducale, che chiude Via della Rocca: si tratta di una delle residenze ducali italiane più ricche di affreschi e rappresenta il simbolo delle Delizie Estensi.

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Inizialmente era proprietà della famiglia Pio, poi residenza estiva della famiglia ducale dopo la loro fuga da Ferrara. L’architettura del palazzo è impreziosita da fontane e circondata da spazi verdi, e grazie alla bellezza delle decorazioni nei suoi ambienti e al felice inserimento nell’ampia vallata del Secchia rappresenta un vero gioiello della cultura barocca dell’Italia settentrionale. I dipinti che splendono al suo interno sono opera di artisti straordinari tra cui spicca il francese Jean Boulanger, pittore ufficiale della corte degli Estensi. Nelle pareti e nei soffitti delle sale si intrecciano temi allegorici ed episodi della storia estense, si incontrano eroi mitologici e della letteratura classica e cavalleresca. Particolare è l’effetto prospettico e la sorprendente moltiplicazione virtuale degli spazi.

Una volta entrati nel Palazzo Ducale è possibile osservare dal terrazzo che dà sul lato sud-ovest dell'edificio la nota e meravigliosa Pescheria Ducale, edificata a partire dalla metà del Seicento sul luogo in cui si trovavano l’antico fossato castellano e i mulini della comunità. Charles-Nicolas Cochin, nel suo Voyage d’Italie del 1758, la descrisse come “una stupefacente macchina idraulica”, che un tempo era definita da filari interni ed esterni di alberi ed organizzata su più livelli entro alte mura, in parte appartenenti alla precedente cinta castellana tre-quattrocentesca. Oggi si presenta come uno scenografico “teatro delle fontane”, con la grande vasca per l’allevamento ittico, i vari piani e la cosiddetta “montagna” che chiude la prospettiva e sulla quale campeggia l’aquila estense. Struttura che, oltre all’approvvigionamento di pesce per la mensa ducale o al semplice svago di corte, serviva come ambientazione entro cui allestire messe in scena che necessitavano la presenza dell’acqua. 
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