Scrigno inesauribile di tesori barocchi, Scicli è conosciuta non solo per essere una città dalle forme di un presepe vivente Patrimonio Unesco ed ambientazione degli episodi del Commissario Montalbano, ma si ritaglia un ruolo fondamentale anche per quel che riguarda le tradizioni della cultura siciliana. Tra i numerosi appuntamenti che la caratterizzano in ogni periodo dell’anno la Cavalcata di San Giuseppe affonda le sue radici nel Medioevo. Si tratta di un evento folcloristico, in programma il 2 e il 3 aprile, dove sono protagonisti cavalli riccamente bardati con manti realizzati a mano tessendo migliaia di fiori di violacciocca su trama di juta, a formare eleganti bardature pronte per essere ammirate con sfilate per le vie del centro urbano a cui partecipano anche cavalieri nei tradizionali abiti da contadini.
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La tradizione vuole che si onori San Giuseppe con una cavalcata al cui passaggio per le vie della città si accendono i caratteristici falò che illuminano la notte, in ricordo della fuga in Egitto di San Giuseppe con Maria e Gesù in groppa ad un asino. In molti considerano questa manifestazione derivante anche da una festa dell’antica Roma quando la Primavera vinceva sull’Inverno, ovvero il trionfo della Luce sulla stagione tenebrosa. Particolarmente suggestiva è la lunga e laboriosa preparazione delle straordinarie bardature dei cavalli a cui partecipa un gran numero di persone riunite nei tipici dammusi, gli ambienti al pianterreno delle abitazioni. Qui lavorano su tele di juta per intessere le violacciocche che vanno a comporre quadretti raffiguranti la Sacra Famiglia e diversi simboli sacri. I cavalli bardati sono montati da cavalieri che indossano pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca ricamata, fascia multicolore intessuta sui fianchi, fazzoletto rosso al collo e stivali: ogni cavallo con il suo cavaliere viene poi scortato da altri personaggi che si alternano lungo il corteo che dalla piazza principale della città si dirige verso il sagrato della Chiesa dedicata a San Giuseppe.
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Qui una commissione esterna esamina l'originalità e l'effetto scenografico delle bardature e dei gruppi di cavalieri. A questo punto il colorato corteo, al grido di “Patriarca!” si snoda per le vie della città incontrando, in vari punti, i falò accesi attorno ai quali si raccoglie la gente del vicinato in attesa del passaggio della Sacra Famiglia. I segni di devozione della festa si rifanno alla cultura contadina, quando c’era l'esigenza di chiedere a San Giuseppe l'acqua per fare crescere le fave e il grano e la sua effigie, presente in ogni stalla, proteggeva la famiglia da ogni fatalità: il santo riceveva in cambio esclusiva devozione, quella stessa che si perpetua nel corso dei secoli con la Cavalcata.