Ai piedi del Monte Rasu, il comune di Bono si adagia su un territorio che regala straordinari paesaggi e non manca di altrettante suggestive tradizioni popolari. E’ il borgo più importante del Goceano, il territorio del centro nord in provincia di Sassari, e se tra agosto e settembre viene celebrato San Raimondo con carri e buoi addobbati, cavalieri e antichi strumenti musicali, il 16 gennaio è la volta dei fuochi di Sant’Antonio Abate, particolarmente sentiti, è il 30 novembre che cade la Notte di Sant’Andria, una particolare celebrazione molto simile ad Halloween in quanto vede protagoniste le zucche.
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Si tratta di una festa popolare dalle antiche tradizioni pagane legata all’antico culto di Bacco, Dio del vino, che in sardo viene chiamato Sant’Andria. Il 30 novembre di ogni anno, come vuole l’antica tradizione tramandata di padre in figlio, i giovani del paese si procurano le zucche che vengono svuotate dei semi e rese il più sottili possibile. Il lavoro più difficile è quello di intagliare le zucche in modo tale da assumere le sembianze di un volto umano, per poi mettervi all’interno una candela che illumina la zucca. Al calar della sera inizia la processione con le zucche appese al collo: si bussa alle porte delle care e, al grido di Sant’Andria accompagnato dal suono di campanelle vengono raccolte le offerte come dolci tipici, noci, caramelle e soldi.
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Una volta effettuata la raccolta i giovani si ritrovano tutti in una piazza del centro, che cambia di anno in anno, per la conclusione dei festeggiamenti: qui ci si delizia il palato con castagne arrosto e vino locale. Al completamento della festa le zucche vengono gettate a terra e distrutte. La Notte di Sant’Andria è un evento molto sentito dagli abitanti di Bono, che vogliono preservare e valorizzare le tradizioni locali tanto che tutti si attivano per preparare, oltre alle zucche e alla caldarroste, anche gli stand con gli altri prodotti enogastronomici e con gli oggetti di artigianato di arti e mestieri tipici del borgo. Tra le preparazioni da non perdere quella dello squisito “gattò bonesu”, una ricetta tipica preparata con mandorle e abbardente, il famoso Filu 'e ferru, ossia un'acquavite di vinacce.