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Roma Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola

Roma, la chiesa delle illusioni ottiche

Gli affreschi che decorano Sant’Ignazio da Loyola sono un capolavoro prospettico che inganna la vista

Cupola di Sant’Ignazio da Loyola
istockphotos
Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola
Le chiese di Roma (più di 900) sono veri e propri musei. Testimoniano secoli di architettura e arte, coprendo quasi 2000 anni di storia della creatività e dell’ingegno umani. Dalle chiese paleocristiane a quelle contemporanee, dalle basiliche maggiori ai piccoli santuari, quando si visita la Città Eterna è necessario fare delle scelte: a quali luoghi di culto dedicare il tempo di una visita? Alle principali certo, senza trascurare quelle che ospitano opere di Michelangelo, Raffaello, del Bernini, o magari quelle in cui sono sepolti papi e personaggi storici. O, perché no, quelle più tenebrose, con cripte e ossari. Ebbene, se siete indecisi sulle chiese da visitare, ve ne suggeriamo una che vi lascerà senza dubbio a bocca aperta: quella di Sant’Ignazio da Loyola, nel centro di Roma, in quello che un tempo era il Campo Marzio.
 
Edificio seicentesco situato nell’omonima piazza – che, da sola, vale la visita, data la peculiare forma irregolare degli edifici che la delimitano, in stile Rococò – la Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola si inserisce nel complesso monumentale del Collegio Romano, istituto di istruzione gesuitico in funzione per oltre 3 secoli. Proprio per accogliere gli studenti si decise agli inizi del 1600 di costruire un grande luogo di culto sopra l’antica chiesa dell’Annunziata, di dimensioni troppo ridotte. Nel 1626 iniziarono i lavori per l’edificio che sarebbe stato consacrato a Sant’Ignazio da Loyola, padre fondatore della compagnia dei Gesuiti. A volere e finanziare i lavori fu Ludovico Ludovisi, il vescovo che aveva canonizzato il santo pochi anni prima. 


 
Ma veniamo al dunque: cos’ha di speciale questa chiesa? Gli 81 metri di lunghezza e 43 di larghezza (pianta a croce latina) della chiesa di Sant’Ignazio sono letteralmente ricoperti di ornamenti e affreschi in stile barocco. Mentre ci si perde con lo sguardo tra le innumerevoli tecniche decorative, si nota sul pavimento una particolare geometria del marmo, all’interno di un cerchio. Posizionandosi in quel punto e alzando lo sguardo per ammirare gli affreschi della navata, si ha una straordinaria percezione di tridimensionalità. Le scene dipinte da Andrea del Pozzo, raffiguranti la Gloria di Sant’Ignazio, sono infatti realizzate con uno straordinario gioco prospettico, che fa sembrare la navata altissima, come se le immagini potessero oltrepassare il tetto fisico ed innalzarsi realmente al cielo. La simulazione prospettica è potente, e fa sembrare che al di sopra dell'osservatore si erga un’altra chiesa, con un colonnato che ‘sfonda’ il soffitto. 
 
Appena si distoglie lo sguardo da questa meraviglia, si osserva che, verso il fondo della navata c’è un secondo punto segnato sul pavimento. Da qui si gode di un altro incredibile gioco prospettico, forse ancora più potente: si può infatti una grossa cupola di 13 metri di diametro, che tuttavia non esiste. Architettonicamente, non vi è alcuna cupola: sebbene fosse nel progetto architettonico originario, non fu mai costruita – forse per mancanza di fondi – ma Andrea del Pozzo riuscì a realizzarne una attraverso la pittura con un incredibile effetto 3D. Il soffitto è in realtà piatto, e la percezione di distorce se ci si sposta in altri punti della chiesa. Ma l’inganno ottico è a dir poco perfetto. 
 
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