Racchiusa tra gli Appennini ad est e i monti del Pratomagno ad ovest c’è un’ampia valle a forma di conchiglia. E’ il Casentino, terra che l’ospitò durante l’esilio, uno dei luoghi più cari a Dante Alighieri, dove sorge il ®Parco Letterario a lui dedicato.
Il Casentino, l’antico
Clusentinum, deriva il suo nome dal verbo latino “claudere”, cioè “chiudere” e per questo viene chiamato anche “valle chiusa”.
Il Parco è costituito quasi interamente da boschi, foreste rimaste miracolosamente intatte, facilmente attraversabili grazie a numerosi sentieri. Ritrovamenti etruschi, castelli, come il suggestivo Castel San Niccolò della contessa Matilde di Toscana, e torri longobarde testimoniano la presenza dell’uomo sin dai tempi più antichi.
Innumerevoli gli eremi e i monasteri tra cui La Verna, “crudo sasso intra Tevero e Arno”(Paradiso, XI), dove San Francesco ricevette le stimmate nel 1200, e l’eremo di Camaldoli fatto costruire da San Romualdo nell’anno 1000.
Spettacolare cascata è quella formata dal torrente Acquacheta che ricorda il rumore delle acque del Flegetonte, uno dei fiumi dell’Inferno dantesco. Ovunque si avvertono gli echi della Divina Commedia e del suo illustrissimo autore.
Nella Piana di Campaldino, rileggendo il canto V del Purgatorio, rivive la storica battaglia tra la Firenze dei guelfi e Arezzo ghibellina. A Poppi, capoluogo del comune più grande del Casentino, sorge maestoso il castello dei Guidi potenti feudatari al tempo dell’imperatore Arrigo VI.
Diviso tra due fratelli, Simone e Guido Novello, le due parti vennero trasformate indipendentemente l’una dall’altra. La parte destra è opera di Lapo di Cambio, quella sinistra di Arnolfo. E’ emozionante visitare l’interno del castello, protetto da un profondo fossato, tutto decorato da affreschi. La cappella si pregia dei dipinti di Taddeo Gaddi, il più famoso allievo di Giotto. La Biblioteca conserva preziosi manoscritti e incunaboli. All’esterno un
busto di Dante, che qui trascorse alcuni anni del suo esilio.
Il tuffo nel passato non può prescindere dalle tradizioni dell’artigianato e della gastronomia. Nella vallata si lavorava il legno, la pietra, il ferro e in particolare la lana con cui si confezionava il famoso
Panno Casentino ruvido e grosso, tradizionalmente colorato di arancione e verde.
I buongustai apprezzeranno il profumato
prosciutto del Casentino, condito con sale e aglio, a volte con l’aggiunta di altre spezie come pepe, peperoncino, noce moscata e ginepro macinato. E poi il fragante
pane di strada, il
miele di castagno perfetto con ricotta e formaggio fresco, il raro
miele di melata di abete, la mela ruggina, la farina di mais lavorata nei molini a pietra per farne polenta e la
finocchiona, famoso salame aromatizzato con semi di finocchio selvatico.
Per informazioni:
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oppure
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