Non è facile capire che l’ambientazione è Venezia se si osserva per la prima volta un’immagine del Molino Stucky. Solo l’acqua lagunare che ne lambisce l’area perimetrale permette di scorgere elementi tipicamente veneziani, anche se l’edificio ha connotati architettonici particolarissimi se confrontati con gli altri palazzi della Serenissima. Molino Stucky è infatti un importante elemento di archeologia industriale italiana, unico nel suo genere grazie alle caratteristiche architettoniche che il progettista tedesco Ernst Wullekopf volle conferirgli.
LEGGI TUTTI I CONSIGLI PER IL WEEKEND DI TURISMO.IT
Nato sul finire del 1800 per volontà dell’imprenditore svizzero Giovanni Stucky, il mulino sorge sull’Isola della Giudecca, nella zona che un tempo ospitava un convento. Grazie alla posizione dell’impianto la città di Venezia poté cominciare a contare su una più facile disposizione delle farine che prima provenivano solo dall’entroterra, abbattendo una serie di passaggi legati al trasporto delle stesse. Molino Stucky nacque con scopo funzionale quindi, ma quando la produzione si intensificò e furono necessari interventi di allargamento, l’estetica, oltre che la dimensione, della fabbrica mutò.
SCOPRI I PIU' AFFASCINANTI MONUMENTI ITALIANI DA VISITARE
Tra il 1895 e il 1897 che l’edificio acquistò un notevole valore artistico, quando cioè l’imprenditore affidò all’architetto Wullekopf il compito di ampliare ulteriormente il molino. Egli si rifece allo stile gotico tedesco tardo medievale, utilizzando il cotto a vista per le facciate, aggiungendo pinnacoli e torrette che ricordano cattedrali e municipi mitteleuropei, e soprattutto la torre d’angolo che troneggia sulla laguna. Il Molino Stucky, che oggi ha rivoluzionato la sua funzione trasformandosi un hotel di lusso con tanto di piscina panoramica, è un elemento di vero eclettismo architettonico nella città di Venezia, un edificio tipicamente nordico e dai connotati industriali la cui opera di riconversione ha richiesto ingenti investimenti anche a causa di un disastroso incendio che ne distrusse una parte nel 2003.
LEGGI ANCHE: SANT'ANDREA, IL FORTINO DI VENEZIA