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Maredolce: le radici arabe della Sicilia

Palazzo della Favara, il ‘castello’ in stile arabo alle porte di Palermo

Palazzo della Favara
Di Vps at it.wikipedia, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6640246
Castello di Maredolce
Per circa due secoli la Sicilia fu dominata dagli arabi, in un lasso di tempo che va dall’827 al 1091. Un arco temporale relativamente breve, rispetto alle vicende dell’umanità. Eppure dell’epoca in cui la regione era un emirato, periodo assai prospero, sono rimasti profondi retaggi, specialmente in ambito architettonico. Fa parte dei tesori lasciati dalla dominazione araba il Palazzo della Favara, comunemente chiamato Castello di Maredolce (anche se proprio un castello non è). La dimora si trova alle porte di Palermo, nel quartiere Brancaccio, e da poco è stata oggetto di restauro che sta ridando alla meraviglia architettonica lo splendore che merita.

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La storia del Castello di Maredolce negli ultimi anni della dominazione araba in Sicilia. Sul finire dell’anno 1000 infatti furono i Normanni a prendere possesso del territorio, ma a Maredolce i nuovi padroni non lasciarono particolari tracce del loro stile architettonico, pur modificandolo e stabilendovisi. Si chiama ‘maredolce’ perché anticamente era circondato da un lago di origine artificiale. Situato all’interno del Parco della Favara, in arabo Fawwarah, il palazzo faceva parte di una cittadella fortificata, un ‘qasr’, alle falde del monte Grifone. Oltre all’edificio vi erano un hammam e una peschiera. 

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Il palazzo originale apparteneva (probabilmente) all’emiro Giafar al-Kalbi II, che qui fu inviato nel X secolo. In quest’epoca, i dominatori arabi si prodigarono nel rendere Palermo una delle più belle città del Mediterraneo, costruendo palazzi, giardini, monumenti. Lo stile architettonico arabo si fuse negli anni a seguire con quello normanno, dando vita al famoso stile che domina la Sicilia e precede i fasti del Barocco. Tornando a Maredolce, dopo la sconfitta degli arabi il palazzo diventò residenza di Ruggero II, re normanno che lo rese un luogo di sollazzo, concepito per lo svago, il relax e i divertimenti. La bellezza del palazzo venne accentuata da rigogliosi giardini, dalle dolci acque della peschiera, dalla riserva di caccia adiacente, e da una cappella. Nei secoli l’edificio venne modificato (diventò una fortezza, quindi un ospedale, poi azienda agricola) ma lo stile architettonico rimase aggrappato alle radici arabe. 
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