La piazza del Plebiscito si presenta come una mezza ellissi chiusa, nel lato rettilineo, dal Palazzo Reale e in quello curvo dal meraviglioso porticato di San Francesco di Paola.
Il Palazzo Reale nonostante i quattro secoli di storia (il progetto iniziale fu di Domenico Fontana) gode di ottima salute. Ha ospitato i re spagnoli e poi i Savoia e ora custodisce i volumi della Biblioteca Nazionale. Dietro al Palazzo sono i giardini reali. La sensazione che si prova è quella paradossale di un’oasi di verde ingabbiata, e quindi quasi non autentica, dai cancelli di protezione d’una struttura che ha perso nel tempo il suo carattere di roccaforte monarchica. Meglio scendere al vicino lungomare e godersi la brezza di Mergellina e guardare l’acqua, il cielo e lo spettacolo miracoloso del traffico che quasi non si sente.
La Chiesa di San Francesco di Paola (poi basilica per volere del pontefice Gregorio VI) occupa il centro del semicerchio e ricorda, nella sua struttura prospettica, il Pantheon di Roma. L’interno è di forte suggestione e presenta ricche decorazioni. A destra e sinistra della basilica partono i colonnati, di rara eleganza.
Tutto è sorprendentemente maestoso e proporzionato allo stesso tempo e persino le due statue equestri (Carlo III e Ferdinando I di Borbone) trasmettono una austerità umana, non rigida. Fu Gioacchino Murat a iniziare il lavori due secoli fa e ora Piazza del Plebiscito può vantare una rinascita che aggiunge un motivo in più per trascorrere sul suo selciato qualche ora oltre a quelle necessarie per esplorarne i monumenti.
Provenendo dalle strade laterali, la piazza si apre nella sua maestosità coreografica. Un’area finalmente sgombra di macchine e motorini dal disegno ampio e arioso che sembra una miscela ben riuscita di due capolavori dell’architettura spagnola: il Palazzo Rosso nella Plaza Mayor di Madrid e la Piazza Centrale di Siviglia. Sembrerebbe un omaggio ai re borbonici che portarono a Napoli sogni e illusioni, ricchezze e discordie ma Piazza del Plebiscito va oltre le analogie e gli elementi che la compongono hanno dignità che non copiano modelli esterni.