Sono circa 300 i chilometri che dividono i due centri della nostra attenzione, le due location della fiction di RaiUno Che Dio ci aiuti. Una produzione datata 2011, ma che ancora oggi fa parlare di sé e ci offre lo spunto per visitare ben due diverse regioni, e tra le più ricche di offerte turistiche e culturali tra quelle del nostro Paese. Lo spunto, come dicevamo, affonda profondamente le sue radici nel mondo ecclesiale, che Lux Vide e Rai Fiction - seguendo una tendenza della tv italiana storicamente fortunata - sfruttano in maniera originale con una commedia nella quale si uniscono contingenze moderne e abitudini antiche.
Quelle ancor ben vive nelle province "a misura d'uomo" - come quella di Fabriano, presentata da un video andato in onda prima del debutto della serie che la raccontava come "Città creativa dell'Unesco" - nelle quali è ancora possibile trovare i più classici dei luoghi di ritrovo, oggi fuga e riparo di quanti sentono il bisogno di incontrarsi con amici o confidenti cui raccontare le difficoltà quotidiane… Come Azzura (Francesca Chillemi), Margherita (Miriam Dalmazio) e Giulia (Serena Rossi), le tre amiche della fiorentina Elena Sofia Ricci in versione Suor Angela incontrate nella prima stagione della serie. Quella ambientata ancora a Modena.
D'altronde, una suora ex carcerata responsabile di un bar molto particolare non poteva che trovare la sua clientela nell'Emilia Romagna di Peppone e Don Camillo …e forse nella contemporanea Italia della crisi, costretta a reinventarsi, ad ogni livello. Soprattutto dopo che lo sfratto esecutivo del convento degli Angeli la costringe - insieme alle consorelle - a riparare nelle Marche, a Fabriano, e a spostare li' il suo Angolo Divino, bar ospitato dal convitto del convento, e nella realtà il loggiato di San Francesco, che si affaccia sulla piazza del Comune della stessa cittadina marchigiana.
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Una location importante per la serie, che - dopo aver raggiunto risultati 'miracolosi' nell'ultima annata e aver di fatto confermato la produzione per un'altra stagione - dovremmo ritrovare anche nel prossimo anno. Ma, in attesa di conoscere le decisioni delle società responsabili e di dover aggiornare i nostri consigli, potrebbe valere la pena di approfittare delle scene viste dal dicembre 2011 al novembre 2014 e ripercorrere i passi della nostra Suor Angela, all'anagrafe Lorenza Rapetti, e volgere lo sguardo dalla Piazza del Comune ai palazzi del municipio - sedi della fittizia azienda di Achille Gentileschi - o all'Oratorio della Carità, la cui entrata si è prestata a rappresentare quella del nuovo Convento.
FOTO: FABRIANO, CULLA MARCHIGIANA DELLA CARTA
E magari allontanarsene - passando davanti la Chiesa di San Venanzio - per addentrarsi nei giardini Regina Margherita o all'opposto nell'ospedale Engles Profili, gli interni dei quali son stati ampiamente utilizzati come set al pari della Piazza Della Cattedrale e di Amedeo di Savoia, l'Ospedale e la Scuola Primaria Allegretto Di Nuzio, del Palasport e della Fondazione Carifac, della Pinacoteca Civica Bruno Malajoli e del Museo Della Carta in Piazza Quintino Sella…
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Ma nelle 32 puntate delle prime due annate (e nei video promozionali ad esse legate, per i quali si è potuto contare su fondi europei) sono state le Marche tutte a esser mostrate sugli sfondi delle avventure della nostra particolarissima suora, un vero tour della regione che potrebbe portare anche noi a San Benedetto e al Forte Malatesta e la Cartiera Papale di Ascoli Piceno, le Università di Pesaro Urbino e Camerino (presente anche con il Tempio dell’Assunta), Genga, la Gola del Furlo, le Cisterne Romane di Fermo, Portonovo, Castelraimondo, Macerata e le splendide Grotte di Frasassi.
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Ovviamente, molti set - compreso quello del convento degli Angeli, in realtà la chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi in Trastevere, o dell'atrio dell'università, per il quale è stata sfruttata la facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata - sono stati ricostruiti a Roma, ma volendo risalire lo stivale verso la originaria Modena si potrà approfittare della nuova location per visitare l'arcivescovado di fronte al Duomo sull'omonimo corso, sul cui balcone la produzione ha voluto porre le insegne della Polizia di stato (rimuovendo gli stemmi ecclesiali) per usarla nella finzione come questura cittadina, o percorrendo 500 metri scarsi di via Emilia Centro fino al Palazzo dei Musei - sede anche della Galleria Estense/Museo lapidario, il Museo civico, l'Archivio civico e la Biblioteca nazionale Estense - in Largo Sant'Agostino, utilizzato come ingresso delle prigioni.
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