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Sasso Marconi location film nobili bugie villa quiete Bologna

Dietro le Nobili bugie bolognesi di Villa Quiete

In quel di Sasso Marconi si è realizzato un raro esempio di produzione eco-sostenibile che vale la pena conoscere meglio.

genoma
Si attendeva da tempo il Nobili bugie di Antonio Pisu, da almeno un paio di anni, da quando in sostanza ne avevamo seguito la particolarissima lavorazione sui celebri Colli che lambiscono il capoluogo emiliano-romagnolo. Proprio da Bologna arriva, infatti, il film realizzato dalla Genoma Films dichiaratamente all’insegna della sostenibilità ambientale, fin dalla progettazione, ed eco-sostenibile in tutte le sue parti. E al quale hanno partecipato una pletora di nomi noti tra i quali spiccano quelli di Claudia Cardinale, Giancarlo Giannini, Ivano Marescotti, Paolo Rossi e del padre del regista Raffaele, oltre ovviamente a diversi talenti locali e a Gianni Morandi, vera gloria nazionale nella città felsinea e dintorni.

Siamo nel 1944, sui colli bolognesi: una famiglia di nobili decaduti sopravvive al proprio declino economico nell'unico luogo che ancora possiede, la tenuta di Villa La Quiete, Affrontando il problema della guerra e della crisi nel solo modo tramandatogli dalle loro famiglie: semplicemente fregandosene. Il Duca Pier Donato Martellini e la Duchessa Romola Valli, stanchi e avviliti, risiedono nel loro podere con la servitù ormai ridotta ai minimi termini e il figlio Jean-Jacques, un immaturo cinquantenne che passa le sue giornate a comporre poesie con un unico tema ricorrente: il Bologna FC. La soluzione a tutti i problemi si presenta alla villa in un pomeriggio qualsiasi; un uomo e due donne in fuga, chiedono rifugio ai Duchi; sono ebrei, si chiamano Beniamino, Anna e Stefania. Sono disposti a pagare con un lingotto d'oro ogni mese di permanenza e promettono di migrare altrove subito dopo la fine della guerra. Che arriva, costringendo i padroni di casa a ingegnarsi per non vedere fuggire la loro 'gallina dalle uova d'oro'...

La vittoria del Green Drop Award al Festival del Cinema di Venezia 2017, come primo lungometraggio italiano eco-sostenibile, è stata sicuramente la miglior pubblicità per il film, che ha visto così riconosciuto il grande impegno profuso nelle cinque settimane di riprese, svoltesi interamente (escluse un paio di scene a Bologna) in un'unica location, rivelatasi di importanza chiave per il raggiungimento del risultato: la Villa Quiete di Mezzana, residenza storica di Sasso Marconi. Situata sulla via Porrettana, poco dopo il Museo e Mausoleo intitolato al fisico inventore della telegrafia senza fili, la splendida magione si erge su un altopiano giusto al termine di un castagneto monumentale di circa 5 ettari, e fu fatta costruire dall’Abate Belloni, esponente di una nobile famiglia bolognese, alla fine del ‘600. In tempi più recenti, dopo esser stata di proprietà della soprano Etelka Gerster (che vi installò una scuola di canto), fu acquistata dal neurologo Vincenzo Neri, i cui discendenti l'hanno più volte messa a disposizione di film come Il testimone dello sposo di Pupi Avati e sceneggiati televisivi come Enzo Ferrari e Il commissario Coliandro.

Una scelta ideale quella del neo regista (all'esordio anche come sceneggiatore, dopo il corto Mamma non vuole del 2016), che dopo i sopralluoghi nel capoluogo - con set notturni in via Begatto, vicolo Bianchetti, piazza Santo Stefano e il Dall’Ara - ha così trovato la situazione perfetta per una commedia nera che ammicca al Wes Anderson di Grand Budapest Hotel. Una esperienza che ha unito strettamente tutti quanti abbiano condiviso le riprese del mese di maggio 2016; e che si sono ritrovati - insieme alle diverse eccellenze del territorio coinvolte dalla produzione (dagli studenti del Dams e dell’Accademia di Belle Arti, ai figuranti e gli sponsor trovati nella società bolognese) - nel grande party benefico in favore dell'Hospice Seragnoli con il quale si è chiusa la lavorazione di quello che avrebbe dovuto intitolarsi "la Forza del Destino" e al quale ha partecipato anche Franco Colomba, ex giocatore del Bologna chiamato a interpretare in un cameo l'allenatore della squadra cittadina Arpad Weisz, che dopo aver vinto due scudetti fu giustiziato ad Auschwitz, sentito omaggio al Football Club protagonista anch'esso del film.
 
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