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Conquistano Cannes le periferie romane

La 'Mamma Roma' di Jasmine Trinca e i Cuori puri di Tor Sapienza: film che svelano l'umanità delle periferie, delle nostre città e del nostro mondo.

Universal
"Sergio voleva trasportare un rapporto madre figlio istintivo e viscerale come quello di Mamma Roma nel mondo moderno" aveva spiegato la bella e brava Jasmine Trinca alla stampa prima di imbarcarsi nell'avventura che l'ha vista accompagnare da protagonista il Fortunata di Sergio Castellitto al Festival di Cannes ed essere scelta come miglior attrice del Un Certain Regard, ma che - soprattutto - le ha permesso di scoprire le bellezze umane di Roma Est, quadrante della Capitale spesso ridotto agli stereotipi che caratterizzano certi episodi di gentrificazione (vedi il quartiere del Pigneto) o di degrado urbano tipico di certe periferie.

Ma non è il caso di Torpignattara (e della contigua Centocelle), come sottolineava la stessa interprete sin dal set: "Non conoscevo il quartiere e ne sono rimasta subito affascinata, - erano state le sue parole, - come del resto mi affascinano tutti quei luoghi dove è forte l'idea di collettivo, di comunità", raccontando soddisfatta di come si fosse "subito creata una strana alchimia tra attori e gente del quartiere". Forse anche per l'intensità del personaggio, una donna dalla vita affannata, parrucchiera a domicilio con una bambina di otto anni e un matrimonio fallito alle spalle. È una guerra quella che combatte quotidianamente per realizzare il proprio sogno di aprire un negozio suo, per emanciparsi e conquistare indipendenza e felicità.

E forse per l'amore messo nel progetto da Castellitto stesso, desideroso di unire all'omaggio per certo cinema pasoliniano anche quello per una Roma che è quella della sua infanzia: "Sono nato in via di Tor de' Schiavi - aveva rivelato nel backstage del film, - poi il destino mi ha riportato nella piazzetta della chiesa di San Felice, dove probabilmente ho messo i primi passi. È un posto molto affascinante, c'è tutta l'urbanistica anni '50 e '60 che affianca resti archeologici dell'antica Roma". E c'è il parco Sangalli, l'acquedotto Alessandrino, la streetart tanto di moda…

Nello stesso settore, ancora più vicino al G.R.A. 'cantato' da Gianfranco Rosi, c'è però anche la Tor Sapienza nella quale si muovono Agnese e Stefano, protagonisti di Cuori Puri. Altro film italiano che sulla Croisette - dove era in programma alla Quinzaine des réalizateurs - ha ricevuto soddisfazioni e plausi, anche per l'accurato lavoro 'sul campo' compiuto dal regista esordiente, il sorprendente 'figlio d'arte' Roberto De Paolis. "Nella comunità ci sono stato per circa un anno e mezzo, quando bastavano otto mesi", spiega il regista parlando della lunga gestazione di un progetto che è cresciuto via via. E che dal racconto dell'amore della diciottenne 'casa e chiesa' con il venticinquenne custode di un parcheggio dai trascorsi difficili è passato a osservare le vite che si svolgono al limitare di un grande campo rom, come quello accanto al centro commerciale dove lavora il giovane.

"Questa storia è basata su fatti di cronaca realmente accaduti - racconta De Paolis. - Il lavoro di documentazione, di osservazione della realtà, ci ha portato in mondi che non conoscevo, come quello delle comunità cattoliche contemporanee o quella dei campi rom". "Siamo entrati in questi ambienti, a Tor Sapienza, nella periferia di Roma - continua. - Sono entrato nei palazzoni di Viale Morandi e ho parlato molto con i ragazzi della zona; volevo capire chi fossero e ho scoperto che c'era qualcosa che mi accomunava a loro". E ancora: "Sono andato anche in un campo rom in via Salviati e sono diventato un po' amico di qualcuno di loro. Se si entra in un campo rom senza paura (io gli avevo detto che stavo per girare un film) si trova molta disponibilità. Sebbene questo mio incontro sia stato utile più per la sceneggiatura che per le riprese, visto che la location rimaneva spesso sullo sfondo". Ma "la scrittura della sceneggiatura è ben presto diventata 'esperienza' e le riunioni in ufficio si sono trasformate in viaggi nelle vite di persone che sono poi diventate i nostri protagonisti - come spiega il regista. - I cuori puri del film, Stefano e Agnese, sono cuori perfetti, rinchiusi in una campana di vetro. La necessità di rompere questa prigione, di sporcarsi, di evadere da sé li porta a cercare un punto d’incontro. Amarsi, confrontarsi significa riconoscersi impuri".

 
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