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Basilicata, perché è speciale il borgo di Tursi

Il paese natale del poeta Albino Pierro è un gioiello in provincia di Matera

Veduta
©iStockphoto
Veduta di Tursi
La provincia di Matera offre diversi ed affascinanti spunti di ispirazione per godere a pieno di tutti i gioielli che ospita. Infatti non sono solo i Sassi a rendere questo territorio cosi speciale (a proposito, andiamo a scoprirli insieme.) Il borgo di Tursi, per esempio, è uno di questi gioielli, famoso per aver dato i natali al più volte candidato al Nobel per la Letteratura Albino Pierro. La cittadina si offre al visitatore con le sue caratteristiche case in pietra, una storia ricca ed importante e paesaggi incantevoli che la circondano. Questo territorio collinare ha visto l’incontro di numerosi popoli e culture, ad incominciare dall’invasione dei Saraceni, dei Bizantini, dei Normanni che contribuirono allo sviluppo della città come fecero poi Svevi ed Angioini. La seconda metà del XVI secolo vede a dominare la casata dei Doria fino a quando, dopo il periodo di peste e colera, i terreni di tutta la zona sono ceduti ad altre nobili famiglie. Chi arriva a Tursi può notare che il suo territorio è diviso in diversi Rioni, ciascuno ben delimitato e con precise peculiarità. Il più antico e famoso di questi è il Rione Rabitana, sorto intorno al Castello tra il V e il VI secolo, letteralmente circondata per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni, quelli che costituiscono il fantastico mondo delle “Jaramme” di Albino Pierro. Furono i Goti a costruire il Castello attorno al quale sorsero le prime case in pietra, facendo della Rabitana il primo nucleo abitativo di Tursi che, grazie all’ottima posizione di difesa, continuò ad ingrandirsi fino a diventare un centro popolato ed importante, che custodisce tradizioni e diffonde la cultura locale. Il poeta Albino Pierro ha fatto della Rabatana la fonte ispiratrice della sua poesia. Qui si possono ripercorrere le stradine dei ruderi del nucleo originario con  le povere abitazioni che spesso comprendevano solo un vano al pianterreno.



Per arrivare alla Rabatana si percorre un’ampia e ripida strada che si estende sui burroni per oltre 200 metri, una sorta di gradinata chiamata in dialetto la petrizze, sorta al posto di un pericoloso viottolo. A spiccare nei pressa della petrizze che porta alla Rabatana è il Picciarello, costituito da un lembo di terra che dalla collina del Castello si protende verso mezzogiorno, circondato da paurosi precipizi. Dell’antica fortezza rimangono solo i cunicoli sotterranei ma, a quanto si apprende dalle ricostruzioni, doveva essere a pianta quadrangolare, con due piani e quattro torri cilindriche. Presso il Museo Archeologico Nazionale Della Siritide di Policoro si possono ammirare le testimonianze della vita del castello: sono esposti infatti anfore e gioielli. Dello stesso rione fa parte anche la Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore, che leggenda la voleva collegata al castello tramite un cunicolo segreto. Eretta tra il X e l’XI secolo ma sottoposta a diversi interventi che hanno fatto perdere il suo stile originario, attualmente si presenta con la facciata quattrocentesca e gli interni in stile barocco. L’interno è a tre navate con soffitto a cassettoni e un transetto interamente decorato con affreschi, dipinti ed arredi. Sopra la porta d’ingresso principale un affresco raffigura la strage biblica di Sennacherib. In alto, sulle pareti laterali, sono raffigurati gli evangelisti San Luca e San Marco. La fonte battesimale è con vasca in pietra lavorata e al Quattrocento risale il crocifisso di legno. La Sacrestia è arredata con massicci armadi lignei e dalla cappella si accede al presepe in pietra costruito nel 1550 ed attribuito ad Antonello Persio che ha lasciato tracce significative della sua arte scultorea a Matera e dintorni. In fondo alla navatella di sinistra si trova la cappella del trittico trecentesco che raffigura la Vergine in trono col Bambino e scene della vita di Gesù e della stessa Vergine, quadro che si fa risalire alla scuola di Giotto ed ha un pregevole valore artistico.



Il Rione San Michele prende il nome dall’omonima chiesa in stile neo romanico ed ospita un altro edificio importante Palazzo Latronico, il più grande della cittadina, caratterizzato da un ampio atrio con gradinata in pietra e da una grande torre del belvedere. Questa è la zona che definisce il centro storico, dove si trova anche la casa natale di Albinio Pierro, oggi diventata Biblioteca pubblica, dalla quale si gode un bel panorama sul torrente Pescogrosso, sul convento di San Francesco e sui burroni del rione Rabatana. Su Piazza del Plebiscito si affaccia la Chiesa di San Filippo, il protettore della città, che si presenta con un’elegante facciata barocca e tre navate ciascuna decorata con pregevoli opere d’arte. Altrettanto famoso è il Palazzo del Barone Brancalasso, che spicca tra le strette viuzze in pietra, attorno al quale aleggiano diverse leggende secondo il quale il proprietario vendette l’anima al diavolo. Si dice che l’intero edificio venne realizzato in una sola notte da un gruppo di diavoli che, bloccati per sempre sulla terra, rimasero in questa dimora sotto forma di statue. Statue che, effettivamente, arricchiscono il palazzo, ma rappresentano però la giustizia, la pace e la carità. Il più caratteristico dei Rioni è Petto, con le case addossate che si stringono alla ripida collina sottostante e degradano verso la parte bassa del paese portando il visitatore verso il Rione Santi Quaranta, il più moderno, dove i palazzi sono stati costruiti alla fine degli Anni Settanta. A confermare il tocco di modernità l’ascensore panoramico che porta da Piazza San Sebastiano al sovrastante Pizzo delle Monachelle di Petto. Sulla sponda sinistra del torrente Pescogrosso, invece, sorge il Rione Sant’Anna, dove il 20 di ogni mese si svolge un grande mercato folkloristico. Sulla sponda destra si trova il Rione Piana, con costruzioni di tufo e pavimentazioni in pietra. Via Roma, il corso principale della città, separa il Rione Piana dal Rione Costa, posto ai piedi della collina di San Rocco. 



La Cattedrale dell’Annunziata si trova invece nel Rione Cattedrale: si affaccia sull’omonima piazza dove si ergono anche altri importanti edifici come il Municipio e, a poca distanza, si trovano anche gli altri punti fondamentali del cuore cittadino come Piazza del Mercato Coperto, Piazza del Monumento e Piazza Terrazzo sul Pescogrosso. Eretta nel 1546, anche la Cattedrale ha subito vari rimaneggiamenti e modifiche, ed oggi si presenta come un imponente edificio a croce latina, di circa 42 metri di lunghezza e 17 di larghezza. Suddivisa in 3 navate con quella centrale più lunga, è dotata di sagrestia e casa canonica. La facciata è stata impreziosita da un portone in bronzo con rifiniture che rappresentano diverse scene religiose, lo stemma del vescovo, lo stemma papale. Qui anche la gastronomia gioca la sua parte, ed una menzione particolare la meritano le arance di Tursi, la cui coltivazione in questo comune si chiama Staccia, qualità che si differenzia dalle altre per dolcezza e dimensioni. 

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