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Torino Museo della Frutta

A Torino nel museo della frutta

Non solo mele, pere e ciliegie: il museo Francesco Garnier Valletti permette di guardare con occhio storico e tecnico l’evoluzione della coltivazione e della biodiversità alimentare

Frutta mista
istockphotos
Frutta
La pomologia è una disciplina che studia la frutta. Anzi, gli alberi da frutto. Ne classifica le tipologie, la dimensione, le varietà. Mele, pere, susine, pesche, ciliegie: immaginate quanti esperimenti, studi e tentativi sono stati fatti nel corso dell’umanità per ottenerle, coltivarle, poterne gustare le migliori qualità e conservarle. È proprio la pomologia il fulcro di un interessante museo torinese, chiamato semplicemente Museo della Frutta, ma il suo nome completo è Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti, dal nome del geniale ed eccentrico artigiano, artista, scienziato che realizzò, sul finire dell’Ottocento, i ‘frutti artificiali plastici’ in esposizione .
 
Sì, un museo della frutta artificiale. Potrebbe suonare un’assurdità, o quanto meno un museo inutile. Invece si tratta di un’esposizione bellissima, che nasce per valorizzare il prezioso patrimonio storico-scientifico dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di Torino. Cuore e centro del Museo è la straordinaria collezione pomologica, costituita da centinaia di varietà di mele, pere, pesche, albicocche, susine, uve. Ma si tratta anche di fare un tuffo nella biodiversità, in qualche modo, e nella storia della pomologia, con tanto di ricostruzione dei laboratori d’analisi, della biblioteca, dell’ufficio del direttore della Stazione di Chimica Agraria, dal 1871 ad oggi. 
 
La ricerca applicata all’agricoltura tra Ottocento e Novecento è infatti protagonista di questo insolito percorso espositivo, che tocca l’evoluzione della produzione ortofrutticola. Da artigianali a industriali, i metodi di coltivazione sono cambiati, così come quelli di conservazione, distribuzione e consumo. In particolare, il museo vuole porre l’accento sul ruolo di Torino in questo contesto, poco noto rispetto al suo passato industriale, ma molto importante sia dal punto di vista botanico che della ricerca. Da un semplice ‘museo della frutta’ ci si trova immersi nel clima dell’Illuminismo e del Positivismo, ha fatto da motore al progresso del capoluogo piemontese. E dunque sì, è certamente un museo didattico, perfetto per i bambini, che si presta a laboratori e attività ludiche. Ma è anche e soprattutto un museo ‘per grandi’, affascinante sia dal punto di vista storico che tecnico, che merita sicuramente una visita.
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