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Abruzzo monumenti italia Abbazia di Serramonacesca

A Serramonacesca una delle più belle chiese medievali d'Abruzzo

E' uno dei luoghi più imponenti e suggestivi della regione e vanta un'origine antica

Abruzzo, San Liberatore alla Majella
©Di Zitumassin - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons
Abbazia di San Liberatore alla Majella, Serramonacesca
Sono poche centinaia di abitanti a mantenere vivo il paesino di Serramonacesca, in provincia di Pescara, che sorge tra boschi ed uliveti alle falde settentrionali della Majella. Il territorio comunale custodisce tesori di altissimo valore storico-artistico, tra cui  le rovine di Castel Menardo, l'eremo di Sant'Onofrio, le tombe rupestri di San Giovanni e i ruderi del borgo fortificato di Polegra, di origine longobarda. Ma tutta la storia del borgo è strettamente legata alle vicende dell'antichissima Abbazia benedettina di San Liberatore a Majella, che dista appena 2 chilometri dal centro abitato e rappresenta una delle chiese medievali più importanti della regione.

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Si tratta di uno dei più antichi monasteri benedettini abruzzesi la cui fondazione viene fatta risalire all’opera di Carlo Magno. Il tempio fu riedificato, agli inizi dell'XI secolo, dal monaco Teobaldo, che rinnovò sia la zona absidale sia la parte inferiore della facciata. Ciò che la rende particolarmente suggestiva è anche la sua collocazione, immersa com’è in uno scenario dall’alto valore naturalistico. Appare con la sua facciata bianca equilibrata nei volumi, con uno schema disegnato da rilievi verticali ed affiancata da un campanile a pianta quadrata, sviluppato in tre piani traforati da monofore, bifore e trifore. La ripartizione interna dell'impianto basilicale è a tre navate con sette arcate a tutto tondo. Attraverso tre archi di trionfo, di cui manca quello centrale, si accede al presbiterio. Il soffitto è a capriate lignee e nella navata sinistra si scorgono gli originari accessi al chiostro e alla residenza del monastero, che erano due porte decorate. Un occhio attento può notare sull'architrave della seconda porta il caratteristico motivo a fiori tipico del romanico abruzzese. Il pavimento della navata centrale presenta una bella e rara composizione geometrica policroma databile intorno al 1200.

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Alcuni affreschi, risalenti al XIII e al XVI secolo, ornavano il catino dell’abside ed erano un tempo uniti: oggi si possono ammirare separatamente quello che raffigura il monaco Teobaldo, fondatore dell'abbazia, e il secondo che presenta tracce di figure di santi. Ogni elemento di questa maestosa opera, semplice ma possente, è nato con l’intento di simboleggiare qualcosa, cioè di trasmettere valori cristiani. Che sia l’arco trionfale sotto cui passavano gli imperatori vittoriosi che indicava la gloria riservata a Cristo o il suo orientamento verso est, dove nasce il sole, con i primi raggi che penetrano attraverso le finestre dell’abside e illumino l’altare per rinnovare giornalmente la presenza di Cristo; o i 12 pilastri che scandiscono la navata a simboleggiare gli apostoli e i santi che indicano il cammino verso la vita eterno, ovvero l’altare. Nulla è lasciato al caso in questa meraviglia dal fascino antico.
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