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Slovenia. Postumia, incanto sotterraneo

Postumia, incanto sotterraneo

Quando si parla di grotte, il primo nome che viene in mente è quello di Postumia, la cavità più famosa e visitata d'Europa, regina e madre di tutte le grotte.

Postumia
©Giulio Badini
Postumia, o meglio Postojnska Jame, non si trova in Italia (italiana lo è stata soltanto dal 1918 al 1945) ma in Slovenia, ad appena 30 km dal confine di Trieste, nel cuore del Carso, parola che in ogni lingua indica quei processi geochimici che sono alla base della formazione delle cavità naturali. Si tratta di un intricato complesso di caverne e gallerie, lungo in tutto 19,5 km, scavato in un arco di tempo misurabile in alcuni milioni d’anni dalle acque del fiume Piuca, che si inabissa nei pressi dell’ingresso e scorre tuttora nei suoi livelli inferiori. Potrà sembrare curioso il fatto che queste acque, pur nascendo a breve distanza dall’Adriatico, per un singolare gioco di spartiacque e dopo aver cambiato più volte nome, finiscano nel Mar Nero, posto ad oltre 2.000 km di distanza. Successivamente il carbonato di calcio contenuto nelle acque di stillicidio ha adornato gli ambienti ipogei con stupende e policrome concrezioni di calcite sotto forma di drappeggi, trine, colate, colonne, stalattiti e stalagmiti, minuscole o gigantesche, tanto curiose nell’aspetto da superare anche la più fervida fantasia. Dopo una visita nel 1955 il grande scultore inglese Henry Moore la definì “una straordinaria mostra di madre natura”. Una serie di gallerie suborizzontali, ormai abbandonate dalle acque della Piuca da centinaia di migliaia di anni, raccorda numerose caverne di vaste dimensioni, come il Grande Duomo (m 120x50x30) o la Sala dei Concerti, dove si esibirono anche Pietro Mascagni e Enrico Caruso, capace di contenere 10 mila spettatori. Soltanto il primo tratto, per una lunghezza di 5.200 metri, risulta attrezzato per le visite del pubblico, che richiedono un’ora e mezza; di questi 3.500 vengono compiuti a bordo di un trenino elettrico, l’unico in una grotta turistica. Postumia ha attirato da sempre l’interesse dell’uomo: nel tratto iniziale si osservano ancora firme di visitatori e date risalenti fino al 1213. La sua turistizzazione risale al lontano 1819 e nel 1848 fu dotata di luce elettrica, quando molte città europee erano ancora illuminate a gas; dal 1872, per rendere le visite più brevi e meno faticose, i visitatori vennero trasportati su vagoncini a due posti spinti a mano, sostituiti nel 1918 da una locomotiva a motore diesel e nel 1959 dall’attuale trazione elettrica. Da allora oltre 29 milioni di persone hanno potuto ammirare comodamente quest’incanto sotterraneo, che hanno raggiunto la soglia dei 30 milioni nel corso del 2003, un record forse unico per un fenomeno naturale. E ogni anno nel periodo di Natale alloggia anche un singolare presepe vivente. Da quest’anno una nuova attrazione attende i visitatori di Postumia: si tratta della stazione di speleobiologia Proteus, dedicata al nome del curiosissimo animale che vive nelle acque sotterranee della Piuca e di pochi altri fiumi carsici dinarici. Questo misterioso anfibio simile a una salamandra, cieco, depigmentato e capace di vivere per anni senza mangiare, costituisce per dimensioni il maggior rappresentante della fauna ipogea ed è un vero fossile vivente, non a caso assunto a simbolo di questa grotta. Fino al 1831 si pensava che il difficile ambiente delle caverne non potesse ospitare alcuna forma di vita, né animale né vegetale. In quell’anno proprio a Postumia venne scoperto un minuscolo coleottero cieco, il primo di una lunga serie di insetti, ragni, lumache, millepiedi, gamberetti e altri – molti dei quali scoperti nella stessa grotta – che costituiscono la superspecializzata fauna troglobia, di estremo interesse ecologico e scientifico; oggi sappiamo che solo a Postumia vivono ben 130 specie diverse, che rappresenta un vero primato. Molti di questi animaletti possono ora essere comodamente osservati nei vivarium della grotta, unitamente ad una proiezione multimediale sul Carso.
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