E’ stata allestita nel più importante Museo Italiano di Antropologia d’Italia, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L.Pigorini” a Roma, una mostra fotografica dedicata al “Kumbha Mela, il viaggio dell’anima”, ovvero la quintessenza della spiritualità indiana. E’ questo il massimo evento religioso dell’induismo, nonché il più grande pellegrinaggio del pianeta, tanto da entrare a far parte del Guinness dei Primati come il più rilevante ed esteso affollamento umano del mondo. Lo scopo dei fedeli è di raggiungere l’illuminazione spirituale purificando l’anima lavando i propri peccati nelle acque del fiume sacro per eccellenza, il Gange (la Madre Ganga). Le abluzioni nell’acqua sono il momento più caratteristico di un evento che riempie di colori, suoni, odori le città sacre di Haridwar, Allahabad, Ujjain e Nashik. E’ in una di queste città, infatti, che si svolge ciclicamente il Kumbha Mela ogni 3 anni in versione minore ed ogni 12 in quella grande (Maha Kumbha Mela) quando, secondo l’astrologia Vedica, il Pianeta Giove entra in Acquario e il Sole in Ariete. L’intensità delle celebrazioni è data dalla presenza di Yogi, maestri spirituali, asceti (Sadhu) che solitamente vivono nelle grotte dell’Himalaya e che solo per questa occasione si fanno vedere, alcuni (i Naga) completamente nudi e con il corpo rivestito di cenere.
Gli autori delle immagini selezionate per la mostra (Guido Ciattaglia, Roberta Micagli, Emiliano Pinnizzotto, Gianni Pinnizzotto e Sabrina Zimmitti,) hanno partecipato all’ultimo Kumbha Mela, svoltosi ad Haridwar, dove si stima siano passate oltre 40 milioni di persone. Le fotografie esposte, insieme ai video che scorrono nella sala esposizione, tracciano un sentiero che tenta di avvicinare il visitatore al significato più recondito del Kumbha Mela attraverso volti in primissimo piano, dettagli di visi, espressioni rubate, gesti e riti di preghiera, angoli di strade e panoramiche d'impatto, in un alternarsi di luci e ombre, colori sgargianti e improvvise tonalità in bianco e nero quasi a marcare il doppio livello su cui si dispiega da sempre il fascino controverso dell’India: fortemente estetico da un lato e necessariamente intimista dall’altro.
“Il Kumbha Mela è un invito al risveglio interiore – specifica Giorgio Furlan, maestro e direttore dell’Accademia Yoga 1969 di Roma, intervenuto con una conferenza il giorno dell’inaugurazione della mostra. Dietro gli aspetti esteriori di questo evento che da qualche anno attira l’attenzione mediatica forse anche più del dovuto, bisogna sempre mantenere vivo il significato profondo di un rito collettivo che mira a donare all’uomo il dono più bello: la liberazione (Moksha) dell’anima dalle sofferenze. Il che – al di là del senso più strettamente induista dell’interruzione del ciclo di rinascite chiamato Karma – va interpretato, ci ricorda sempre il maestro Furlan – come un monito a “non sprecare la propria vita”.
KUMBHA MELA: LE FOTO
Leggi anche
Mahakumbhamela: un bagno sacro in India