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I borghi delle comunità  grecaniche. Calabria

I borghi delle comunità grecaniche

Là dove si congeda il Tirreno dà il benvenuto il Mar Ionio ed entriamo nel cuore della Magna Grecia, ovvero l'anima della Calabria. Imboccando la statale 106 Ionica si percorre la linea del mare con i suoi centri costieri per raggiungere villaggi arroccati, ruderi di castelli e santuari.

Calabria
courtesy of ©Comune di Bova
Il versante ionico della Calabria è il più ricco di testimonianze della cultura magno greca. Tracce di storia e gioielli d'arte si trovano sia nei centri costieri, come ad esempio quelli della Locride con le aree archeologiche di "Locri Epizephiri" e "Kaulonia", sia nei borghi dell'immediato entroterra, che si arrampicano in straordianrie scenografie sui contrafforti dell'Aspromonte. Imboccando la statale 106 Ionica si percorre la linea del mare per raggiungere villaggi arroccati, ruderi di castelli, santuari ancora meta di culto popolare. Prima tappa è il centro peschereccio di Melito di Porto Salvo, dove sbarcò per ben due volte Garibaldi. Divenuto di fatto il centro della Chora, vi risiedono un migliaio dei cinquemila grecanici calabresi eredi dei profughi bizantini del medioevo. La capitale spirituale di questa sorta di isola formata dai paesi circostanti rimane tuttavia Bova che, per la sua principalità, venina chiamata Choria, "il Paese". Di Melito è frazione Pentedattilo, una scenografia vivente che vale la fatica per raggiungerla. Da qui l'entroterra è una successione di centri ellofoni, il cui fascino risiede anche negli abitanti, gelosi custodi delle ataviche tradizioni e di un dialetto che ricorda il greco antico. Condofuri con le sue frazioni di Amendola e Gallicianò, sorge alle pendici del monte Scafi, si dice, presso l'antica "Peripòlion", colonia dei locresi citata da Tucidide. Tra i borghi antichi più isolati della Calabria, Roghudi, dal silenzio fiabesco, sembra un'apparizione. Un grappolo di case come incollate alle montagne, sospese nel vuoto, sulla vallata della fiumara Amendolea, uno scenario bloccato nel tempo nel cuore dell'Aspromonte. Arrivarci è un po' un'impresa (da Melito verso nord statale 183 fino a Lanzena, poi strada a destra per San Lorenzo) ma la veduta è fuori dal comune. Dalla balneare Bova Marina, una tortuosa strada di 17 chilometri sale a Bova (820 m), capitale delle Bovesia, era grecanica calabrese, fino alla seconda metà del Novecento. L'antico paese è dominato dai resti di un castello nomanno con torri cilindriche e mantiene tutte le caratteristiche di borgo medievale (foto), decorato da palazzetti barocchi. Fieri delle loro tradizioni grecaniche, gli abitanti di Bova fanno di tutto per conservare la propria identità e il ricco patrimonio culturale, promuovendo iniziative a cui aderiscono tutti gli appertenenti all'antica comunità dei greci di Calabria. Tra queste, il Festival grecanico, con costumi tipici e danze tradizionali, che si tiene ogni anno, durante la stagione estiva. In paese è possibile vedere la Cattedrale della Presentazione di Maria Vergine, di origine normanna, con stile romano all'esterno e a pianta basilicale all'interno. Nel presbiterio notevole la Madonna col Bambino, su un piedistallo a bassorilievi, opera marmorea di Rinaldo Bonanno (1584). Calòs irtete stìn Chòra...Benvenuti a Bova.
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