"Amarcord",
ovvero "mi ricordo". Il gergo romagnolo-felliniano è ormai entrato
nel vocabolario comune, sinonimo più o meno estensivo di nostalgia. Da qui ha
inizio quel viaggio nella memoria riminese che Fellini compie nell'omonimo
film. E' noto che nei confronti della città natale, Rimini appunto, il
regista nutriva sentimenti opposti, un amore-odio che lo porterà – anche per
esigenze propriamente filmiche – a ricostruire sempre in studio i luoghi dei
suoi film. Ogni ambiente doveva rivivere secondo angolazioni e prospettive ben
precise, volte a quella trasfigurazione/deformazione della realtà di cui il
genio felliniano si compiaceva.
Così la "sua Rimini" Fellini l'ha sempre ricostruita altrove, per
l'esattezza a Cinecittà, la sua seconda casa con Roma come città
d'adozione. A Cinecittà io non ci abito ma ci vivo. Le mie esperienze, i
miei viaggi, le amicizie, incominciano e finiscono nei teatri di posa di
Cinecittà. Eppure non si tratta di un rifiuto in piena regola perchè Fellini ama ricordare
i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza riminesi, la scuola, il porto, il
"borgo", il cinema Fulgor, il mitico, lussuoso e "proibito"
Grand Hotel. Ma è come se la città natale vivesse esclusivamente in questa
dimensione fantastica della memoria, perdendo definitivamente la connotazione
di realtà. Rimini: una parola fatta di aste, di soldatini in fila. Non riesco a
oggettivare. Rimini è un pastrocchio, confuso, pauroso, tenero, con questo
grande respiro, questo vuoto aperto del mare. (Da "La mia
Rimini", Cappelli, Bologna, 1967).
Cosa rimane della Rimini felliniana, quella "vera"? Praticamente
tutto. A cominciare da lui, Federico Fellini che qui ha scelto di riposare per
sempre. All'ingresso del cimitero cittadino, una prua rivolta al cielo evoca il
leggendario Rex di Amarcord: è il monumento funebre che Arnaldo Pomodoro ha
realizzato per lui e per Giulietta Masina. E poi la Fondazione di studi (in via
Oberdan 1, presso la casa della sorella Maddalena), il Museo e la cineteca
comunale, tutti luoghi culturali dedicati al Maestro.
Ma sono le strade e le
piazze di Rimini a custodire i ricordi più vividi dell'immaginario felliniano:
dalla piazza centrale, Tre Martiri, al Corso Augusto (con il cinema Fulgor), al
centro storico (il Borgo come viene chiamato in Amarcord), al favoloso Grand
Hotel. Proprio lì accanto, a Marina Centro il grande piazzale dedicato a
Fellini.
Tra Rimini e Roma, idealmente parlando, c'è Chianciano Terme. Ben 40
sono gli anni trascorsi da quando Fellini realizzò 8 ½, forse il momento più
alto dell'arte felliniana. E'qui, in una delle più belle zone della Toscana tra
Val di Chiana e Val d'Orcia, che il regista romagnolo pensa ed ambienta il
film. Le Terme diventano il luogo simbolico, trasfigurate in una sorta di
girone infernale, in cui il protagonista (il regista in crisi Guido Anselmi)
dovrebbe ritrovare il benessere interiore perduto. A contatto con l'Acqua
purificatrice delle Terme (di cui Fellini stesso era un habituè), rinascono nel
protagonista la vena creativa, il piacere della vita e dell'amore.
A Roma Fellini si trasferì nel 1939, appena diciannovenne. Che dire di
Roma e dei suoi angoli intrisi da atmosfere felliniane? E' la Roma della Dolce
Vita e dei Vitelloni, di via Veneto, Fontana di Trevi e di quella Ostia che è più
Rimini della vera Rimini.