Se nei secoli scorsi appariva spontaneo cercare similitudini
e influenze tra Ancona e la vicina Serenissima, oggi, mutati gli orizzonti di
riferimento, la città adriatica sembra preferire come metro di comparazione
nientemeno che San Francisco. Oggi il porto di Ancona è uno dei luoghi che
meglio di altri testimonia la storia della città adriatica. La struttura del
luogo così come oggi appare al visitatore è frutto dei numerosi cambiamenti che
sono avvenuti nel corso dei secoli.
L’opera che Traiano nel 104 affidò ad Apollodoro di Damasco infatti è stata
ripresa in età medievale, quando il porto venne fortificato. In età moderna
sono stati eseguiti pesanti interventi: nel XVI secolo vi mise mano Luigi
Vanvitelli, nel XVIII Carlo Marchionni, nel XX secolo dovette essere
ricostruito a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Ciò che identifica la zona portuale è l’Arco di Traiano, costruito nel 115 d.C.
da Apollodoro su un’alta scalinata. Il gioiello architettonico è realizzato in
marmo dell’Imetto, ad un solo fornice fiancheggiato da quattro colonne d’ordine
corinzio su cui si innalza una grandiosa trabeazione che sostiene l’attico con
incisa la dedica imperiale.
Più avanti, dopo la cinta muraria medievale, sorge un altro arco, quello
Clementino, in pietra d’Istria, voluto da Clemente XII Corsini, opera di Luigi
Vanvitelli (1738) che si ispirò al precedente romano. Sulla costa adriatica il
porto di Ancona mantiene intatto il suo ruolo preminente: tuttora è l’unico tra
Venezia e il Gargano adatto ad ogni uso. Numerose linee di navigazione infatti
lo collegano alla Jugoslavia e alla Grecia, ma è dal punto di vista mercantile
che svolge la sua primaria funzione con il traffico di cereali, legnami, ferro,
caolino, carboni, oli, per poco più di un milione e mezzo di tonnellate
importate ed esportate ogni anno.
Nei pressi del porto, altro monumento legato ai nomi di Clemente XII e
dell’architetto Vanvitelli, è la Mole Vanvitelliana o Lazzaretto, collegato
alla terraferma tramite ponti. Quello che un tempo fu luogo di rifugio e di
purificazione degli appestati, oggi è diventato un grande luogo culturale: qui
si svolge l’ormai tradizionale festival “klezmer” (la musica creata nelle
comunità ebraiche dell’Europa orientale) presieduto da Moni Ovadia, artista di
riferimento della cultura ebraica in Italia. Chiara riscoperta di una civiltà
molto viva al tempo in cui Ancona era con Venezia la più importante città
dell’Adriatico.