L'epoca 'buia' di Matera
La storia di Matera è peculiare, non solo dal punto di vista urbanistico. Questo luogo fino agli anni cinquanta era quanto di più degradato, malsano, misero, disperato la società italiana avesse partorito. Fu lo Stato stesso ad intervenire esigendo che quelli che oggi sono i decantati Sassi venissero sgomberati, abbandonati, perché le condizioni di chi li abitava non erano degne di una nazione civile. Per restituire dignità ai suoi abitanti, oltre che per interrompere un circolo vizioso di povertà e insalubrità, si rese necessario un vero e proprio sfollamento.
Ma come si era giunti a questo punto? Matera è una delle città più antiche d’Italia, forse del mondo. La particolare conformazione rocciosa su cui sorge ha prestato anfratti e grotte come rifugio sin dal Paleolitico. Nei secoli, la particolare urbanistica dei Sassi, ovvero dell’utilizzare le pareti della gravina su cui sorge la città per scavare abitazioni, stalle, chiese rupestri, orti pensili, resse fino circa al 1700, grazie a soluzioni di ‘bioedilizia’ che per l’epoca erano efficienti, e anche grazie alla sicurezza che forniva una posizione tanto particolare. Ma l’espansione dell’agglomerato, l’aumento della popolazione, e contemporaneamente il declino della pastorizia (che fino ad allora era stata la principale attività locale) portarono nel tempo ad un importante peggioramento delle condizioni di vita.
Una casa-grotta nei Sassi
Si ampliarono le grotte, si trasformarono in abitazioni chiese, stalle, cisterne, interventi che non solo portavano le famiglie a vivere in condizioni sempre più malsane, ma riducevano anche i pochi ‘servizi’. Lo stoccaggio delle acque era un problema sempre più grande, così come quello degli scoli fognari. Nn vi erano un sistema di raccolta dei rifiuti, le famiglie aumentavano di numero e finivano a vivere in dieci, dodici persone dentro umidissimi anfratti nel tufo. E non di rado condividevano gli spazi abitativi con asini, maiali, pecore. Nei primi anni del Novecento le condizioni erano gravi, ma con la guerra non fecero che peggiorare. Si stimano di tassi di mortalità infantile oltre il 44%, analfabetismo praticamente onnipresente, rapida diffusione di malattie (malaria, tubercolosi).
Il risanamento
Carlo Levi, che in Lucania era stato mandato in esilio dal regime fascista, fece luce con le sue opere sulla condizione di degrado della società materana, portando la questione all’attenzione dell’allora capo del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti. Fu proprio lui a definirla con le due parole che la bollarono per molto tempo come ‘Vergogna nazionale’, dopo averla visitata nel ’48. Il Primo Ministro Alcide de Gasperi non poté che confermare quando visitò di persona i Sassi negli anni ’50. Quelli che erano gli antichi rioni, antichissimi, vennero sgomberati grazie ad una legge ad hoc nel 1952, e i loro abitanti trasferiti in struttura realizzate appositamente, che andarono a comporre la ‘città nuova’. Al grande progetto urbanistico parteciparono molti intellettuali, imprenditori, sociologi e artisti dell’epoca: importante fu l’apporto di Adriano Olivetti.
I Sassi di notte
Case popolari e infrastrutture erette a spese dello Stato accolsero circa diciassettemila sfollati, mentre il Sasso Barisano e Caveoso finirono per giacere nell’abbandono per molti anni, fino a che un processo di riqualificazione portò a Matera il prestigioso titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco. È per questa ragione che spesso si dice che Matera è passata dall’essere la ‘vergogna d’Italia’ a ‘orgoglio nazionale’. Una città che merita senza dubbio una visita, possibilmente corredata di un approfondimento storico-culturale, perché la sua genesi ed evoluzioni è davvero particolare. Per approfondire la conoscenza di Matera e dei suoi Sassi leggete questo articolo oppure questo. Mentre in questo articolo vi abbiamo suggerito alcune tappe oltre ai Sassi. Infine, qui potete scoprire cosa ‘nasconde’ Matera sotterranea.