A Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, sorge un meraviglioso santuario che fa parte del sito seriale patrimonio UNESCO ‘I Longobardi in Italia’. Si tratta del Santuario di San Michele Arcangelo, una basilica minore che racchiude veri tesori architettonici e artistici del medioevo italiano, ma anche pregevoli testimonianze del Rinascimento nel sud Italia.
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Dal punto di vista strutturale il Santuario si suddivide in un livello superiore, in cui risaltano il portale romanico e il campanile eretto da Carlo d’Angiò e costruito con le sembianze delle torri di Castel del Monte a Napoli. Al livello inferiore si trovano invece una peculiare grotta, un museo devozionale e diverse cripte. Statue in marmo di carrara, cattedre episcopali, ambienti di pregio architettonico si affiancano a testimonianze storiche come le incisioni sulle pareti delle cripte (di età Longobarda) appartenenti alle migliaia di pellegrini che, dal medioevo ad oggi, hanno visitato la basilica.
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Le visite al Santuario di San Michele Arcangelo sono storicamente dettate più da un misticismo religioso che dal pregio architettonico-artistico del luogo. Diverse infatti le apparizioni che qui sarebbero avvenute, sin dal 490. All’epoca fu San Michele stesso che apparì ad un ricco signore del posto, il quale aveva cercato di uccidere un toro scagliandogli una freccia. Ma la bestia si trovava all’interno di una grotta, e la freccia ritornò al mittente, trafiggendo l’uomo. A distanza di alcuni giorni, si manifestò l’Arcangelo Michele dicendogli che quella grotta era sacra, e doveva diventare un luogo di cristianità. Tuttavia il vescovo della vicina Siponto, Lorenzo Maiorano, informato dell’accaduto non volle trasformare la grotta in luogo di culto perché in quel luogo continuava a prosperare il paganesimo.
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La seconda apparizione sarebbe avvenuta solo due anni dopo, mentre imperversava la guerra tra Siponto e i barbari guidati da Odoacre. L’Arcangelo riapparve garantendo protezione, e difatti intemperie si abbatterono sugli invasori cotringendoli alla ritirata. Di nuovo, il vescovo non volle entrare nella grotta. Tuttavia si recò a Roma per chiedere il parere papale (Gelasio I), e ottenutolo, tornò in Puglia per consacrare la spelonca. Ecco che l’Arcangelo apparì per la terza volta, affermando che non serviva consacrarla, in quanto lo aveva già fatto lui. Lorenzo Maiorano fece quindi costruire una chiesa di fronte all’ingresso della grotta.
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Per secoli la grotta sacra fu meta di pellegrinaggi cristiani. Nel 1656, avvenne una nuova apparizione. L’Italia meridionale era afflitta dall’epidemia di peste, e San Michele apparì al vescovo di allora dicendogli di incidere sulle pietre della grotta una croce, e quindi benedirle. Da allora in poi Monte Sant’Angelo fu libera dalla pestilenza. Una storia piena di fascino quella del Sacrario di San Michele, che può aggiungere ad una vacanza sul Gargano un tocco di misticismo e suggestione.