Tanti sono i borghi fantasma sparsi su e giù per l’Italia. Ma quello a poca distanza da Lucca, sulle Alpi Apuane, ha una storia davvero particolare. Siamo in Garfagnana, e il paese in questione è Fabbriche di Carreggine. Definirlo borgo fantasma è quanto mai attinente alla realtà, infatti si tratta di un paese sommerso nelle profondità di un lago artificiale, quello di Vagli, che appare e scompare. Ovvero ha visto la luce in diverse occasioni. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1947 e il 1953, venne edificata una diga che sommerse l’antico villaggio medievale fondato nel Duecento, l’epoca in cui i fabbri ferrai di Brescia giunsero a presiedere queste zone. Con il passare dei secoli prese vita un paesino formato da case in pietra, un cimitero, un ponte a tre arcate e una bella chiesa romanica. Venne però realizzato lo sbarramento del torrente Edron, affluente del fiume Serchio, e costruita una diga idroelettrica su un progetto dell’Enel.
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Ecco, dunque, che le acque catturate grazie al lago artificiale si trasformavano in energia elettrica alimentando tutta la zona e le città limitrofe. Prima che le acque sommergessero Fabbriche di Carreggine gli abitanti vennero ovviamente trasferiti in case nuove. Quello che risulta veramente spettacolare è il fatto che Fabbriche di Carreggine, nel corso dei decenni, è tornato alla luce. Per lavori di manutenzione della diga, infatti, il lago è stato svuotato facendo riemergere le costruzioni dell’abitato. Un’attrazione davvero particolare per i tanti turisti che qui sono accorsi per assistere all’evento. L’ultimo svuotamento risale al 1994: il paese fantasma ha ripreso vita in una limpida giornata, frequentato da visitatori da tutto il mondo (si dice almeno un milione di persone), che hanno ammirato, fotografato, documentato, vissuto quello che era, tra pecore e cani pastore.
Purtroppo oggi la tecnologia ha permesso di evitare la pratica dello svuotamento per ripulire il lago che alimenta la centrale idroelettrica e, al momento, il paese non riemerge più. Non si può, quindi, passeggiare tra le casette tipiche e la chiesa di San Teodoro, nessuno può ammirare il piccolo cimitero o l’antichissimo ponticello. Anche se tutto questo è risultato essere un richiamo turistico unico in tutto il mondo. Nell’Italia del secondo dopoguerra il progresso contava sopra ogni altra cosa. Tanto da far passare in secondo piano la conservazione di usi e costumi locali e la salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale di un’intera comunità che ha aggiunto un pezzetto importante alla storia dell’Italia: con il dominio degli Estensi che lo conquistarono dal 1755, infatti, Fabbrica di Carreggine è stato il maggiore produttore di ferro dello stato.