Il nome Trebisonda, dal
turco Trabzon, evoca suggestioni magiche, come se si stesse parlando di
un qualche personaggio delle favole. Invece è una solida realtà
nell'estremo lembo nordorientale della Turchia, città
di confine famosa nei secoli trascorsi. All'affabile popolazione locale
si mescolano i marinai ucraini, russi e georgiani che affollano il porto
e che le conferiscono una vivacità particolare.
Protagonista della storia grazie alla mitica Via della Seta che qui
trovava una sua tappa, Trebisonda per secoli ha collegato il bacino
mediterraneo alla Russia ed alla Cina lungo il Mar Nero e il Mar Caspio.
Dopo la conquista Ottomana, la città continuò ad essere un centro
politico ed economico di rilievo, e tra i personaggi di spicco vi
soggiornarono il sultano Beyasit II con la moglie Maria Livera,
principessa greca, Selim I Yavuz, che fece erigere in onore della madre
la Moschea Gulbahar Hatun ed Atartuk, il padre della moderna Turchia.
Situata tra due valli scoscese su un piccolo tavolato, sospesa sul Mar Nero, la città ha alle spalle il Parco Nazionale di Altindere, impreziosito dal celebre Monastero di Sumela (nella foto):
una vera sfida alle leggi della statica, essendo appollaiato a metà di
una parete rocciosa, tra cielo e terra. La leggenda narra che fu fondato
da due eremiti atieniesi i quali, in seguito ad una visione, avrebbero
condotto sui monti la sacra effige della Madonna dipinta da San Luca.
Durante il dominio di Giustiniano e dei Comneni il monastero acquisì
quel lustro che lo rese famoso. Oggi restano le rovine della biblioteca,
di una cappella, degli alloggi dei monaci e i resti affrescati della chiesa dedicata alla Vergine, ad esaltare un fascino solenne
accresciuto dalla straordinaria posizione, tutt'uno con lo sperone della
roccia, ad un'altezza di 300 metri dalla valle.
La città nuova invece ruota intorno alla Ataturk alani, vicino alla quale si trovano il Trabzon Musesi, con collezioni archeologiche ed etnografiche, e la chiesa più antica della città, Sant'Anna,
risalente al IX secolo. Passeggiando per le strade si incontrano
diverse chiese e moschee, mercati e bazar, strade e stradine colmi di
ristorantini che offrono cucina popolare a base di pesce.
Ma l'attrazione principale si trova nella periferia ovest, sulla sommità
di una collina che guarda il Mar Nero: si tratta della chiesa di Santa Sofia,
una bella basilica costruita a metà del 1200 da Emanuele I Comneno, il
più importante edificio risalente al tardo periodo bizantino della
regione. Convertita a moschea nel corso del Seicento, venne usata come
deposito di armi ed ospedale durante la Prima Guerra Mondiale, per poi
essere restaurata negli Anni Cinquanta e Sessanta e trasformata in un
museo.