Parlare del borgo di San Leucio
significa riscoprire un mondo a se, purtroppo poco conosciuto ai più ma che
merita sicuramente una degna attenzione. Infatti, ogni qualvolta si nomina
Caserta, il pensiero va immediatamente alla Reggia e ai suoi giardini, alle
fontane con i loro giochi d'acqua, alla profusione di ori e di marmi delle sue
sontuose stanze.
Poco distante dal Palazzo Reale si trova un luogo
dove si respira altrettanto una tale aria magica: San Leucio fu il sogno di
Ferdinando IV di Borbone, che si stava realizzando tra gli uliveti, le vigne e
i boschi della collina adiacente a Caserta, alle estreme propaggini
settentrionali del parco reale. Dominata da una dimora quattrocentesca detta
Palazzo del Belvedere (nella foto), la proprietà di San Leucio diventò famosa con l'aggiunta
di una fabbrica per la manifattura della seta.
Il desiderio del sovrano era
quello di creare una sorta di Ferdinandopoli, per questo fece costruire intorno
alla reggia-filanda una scuola, un ospedale e case per tutti gli operai, dove ancora
oggi vivono alcuni dei discendenti. Inoltre era abolita la proprietà privata,
l'istruzione era obbligatoria, veniva garantita l'assistenza agli anziani e
agli infermi ed esaltato il valore della fratellanza.
Un vero e proprio
paradiso della tranquillità, quindi, che continuò a prosperare anche
nell'Ottocento con la costruzione di una nuova filanda, nonostante l'utopia di
Ferdinando si vanificò quando iniziarono i moti rivoluzionari del 1799 a
Napoli. I telai di San Leucio non hanno mai smesso di battere e di produrre
seta tra le più pregiate: la bellezza delle stoffe è incomparabile.
Morbidi e
sfavillanti damaschi, broccati, lampaschi, taffettà e rasi erano richiesti dai
sovrani di tutta Europa. Oggi la tradizione continua, con il grande corteo
storico di abiti e costumi che sfila per le vie del paese. L'antico opificio, i
giardini e gli appartamenti dei sovrani con le belle sale affrescate sono
adibiti a spazi espositivi; il Palazzo del Belvedere conserva ancora molto del
suo antico splendore con il vecchio salone trasformato nella bellissima e
sobria Chiesa di San Ferdinando e i macchinari dell'epoca sono stati raccolti
in un museo di archeologia industriale.
Non stupisce che l'intero territorio,
con tutti i suoi edifici di gusto neoclassico, sia entrato a far parte della
lista dei tesori dell'Umanità dell'Unesco. E se si ha voglia di immergersi
ancor più nella tradizione locale,
bisogna assolutamente fermarsi in uno dei ristoranti del borgo per degustare
gli antichi vini abbinati alle pietanze tipiche della zona.
Damaschi, broccati e jacquard risplendono al Quirinale, al Vaticano e nella sala Ovale della Casa Bianca. La loro origine è nella tradizione serica del casertano