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Camerino
La piccola cittadina arroccata - da cui deriva anche il nome Camerino, da Kamars: roccia - si solleva dal colle dal quale sembra tenersi tramite le alte mura che ne delimitano i confini e ne raccontano la storia lunga secoli. Il piccolo centro affonda le radici oltre il neolitico. Fu poi un antichissimo insediamento degli Umbri-Camerti e, in età romana, conservò la sua rilevante posizione, stipulando un trattato di alleanza con l'Urbe "Aequum foedus", ad eguali condizioni, e sempre si schierò dalla parte dei Romani. Già nel 465 d.C. divenne sede vescovile e più tardi, sotto il potere dei Longobardi, divenne sede di marchesato prima e di ducato poi. Carlo Magno la nominò capoluogo della Marca, regione che si estendeva dall'Appennino all'Adriatico. In seguito divenne possedimento dello Stato Pontificio, riuscendo a mantenere una certa autonomia fino all'età comunale. Ma è successivamente che la città vive il periodo più florido della sua esistenza, tra il XV e il XVI secolo. Rifiorì specialmente su iniziativa di Gentile da Varano che, fin dal XIII sec., piantò le radici della futura Signoria sopravvissuta a diverse vicissitudini fino al 1545, quando Camerino tornò sotto l'egida della Chiesa. Il ducato dei da Varano era lungo ed esteso, ancora oggi è visibile nei dintorni di Camerino un'altra rocca detta dei Varano di Camerino. Nel periodo di Giulio Cesare da Varano, proprio a cavallo dei due secoli, la città ebbe il suo maggior splendore, grazie ai commerci e alle arti: è famosa infatti la "Scuola di Camerino", la scuola pittorica più nota delle Marche che nacque sullo scorcio del Trecento. La scuola ha il suo culmine con Girolamo di Giovanni, artista che racchiude nel suo linguaggio i modi di Domenico Veneziano e Piero della Francesca, rispecchiando così il suo ruolo di nodo d'artista tra gli artisti. Molte delle opere di questa scuola sono raccolte nei musei locali e in alcuni musei del mondo. E' tuttora in atto la mostra "I volti di una dinastia: i da Varano di Camerino", parte di un unico progetto, avviato nel 2000, che si propone di delineare, con esposizioni e convegni, una lettura più aggiornata del periodo quattrocentesco camerinese in particolare della corte dei da Varano e della scuola pittorica. Nel corso dell'anno si terranno esposizioni di opere provenienti da collezioni italiane e straniere per consentire una visione quantomai completa del patrimonio disperso. Nel Cinquecento si conclude il momento più rigoglioso della Scuola di Camerino con l'opera dello scultore Tiburzio Vergelli. A questi si deve in particolare la statua, oggi al centro della piazza centrale, che rappresenta Papa Sisto V benedicente la città, anch'egli dalle stesse origini camerti. La statua del Vergelli richiama quella a Loreto, sempre dedicata a Sisto V, dell'altro importante artista marchigiano, Antonio Calcagni. Quella benedizione e la robustezza delle mura e della rocca borgesca, cominciata nel 1503 da Alessandro VI e terminata da Giovanni Maria da Varano per difendere i cittadini, hanno reso la città quasi indenne agli eventi della storia: con tenacia resistette all'assalto di Alarico nel 409 e al saccheggio di Manfredi; con qualche acciacco è sopravvissuta al terremoto del 1799 ed a quello più recente del 1997. 
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