A Calvi nell'Umbria,
piccolissimo paese in provincia di Terni, il presepe è un'autentica fissazione.
Per nulla soddisfatti di custodire un antico presepe tra i più importanti del
mondo, i calvesi hanno arredato l'intero paese tappezzandolo con un'infinità di
murales sul tema della natività. Nata
dall'inesauribile energia dell'artista Antonio Valentino, noto in tutto il
mondo come Valan, questa iniziativa prese corpo nei primi anni Ottanta.
Dopo aver strappato, con una buona dose di tenacia, il consenso dei tre "deus
ex machina" del paese, sindaco, parroco e farmacista, Valan scelse quattro
artisti di sua fiducia che, insieme a lui, avrebbero dato inizio
all'operazione. Per evitare gelosie che sarebbero sorte in caso di esclusioni,
nessun artista della zona fu invitato a prendere parte al progetto.
Negli anni successivi numerosi artisti italiani,
olandesi, polacchi e rumeni si avvicendarono per le stradine di Calvi,
suscitando la curiosità, a volte entusiasta, a volte perplessa, degli abitanti.
E nel corso degli anni furono affrescati più di cinquanta muri del paese e
Calvi divenne ben presto uno dei fiori all'occhiello dell'Associazione
Italiana dei Paesi Dipinti che unisce oltre ottanata centri.Ogni artista ha interpretato la natività con il
proprio gusto e la propria tecnica, ma recentemente la preoccupante tendenza
delle opere ad uno stile decisamente troppo "ermetico" ha messo a dura prova il
senso estetico degli ingenui calvesi, inducendo l'amministrazione a dedicarsi,
per il momento, ad "altre priorità". I
murales di Calvi non hanno nulla a che vedere con i quelli sudamericani,
espressione popolare di protesta sociale. Si tratta piuttosto di autentici
quadri che anziché su tela sono stati dipinti a muro con l'antica tecnica
dell'affresco.
Il tema della natività era una scelta quasi
obbligata per il paese di Calvi. Qui, infatti, si trova uno splendido presepe
monumentale in terracotta dipinta realizzata da li pintori del presepio,
gli artisti abruzzesi Giacomo e Raffaele da Montereale. Il ritrovamento
nell'archivio notarile di una quietanza di pagamento permette di far risalire
all'anno 1545 la realizzazione dell'opera. Ciò che rende questo presepe unico
nel suo genere è il modo in cui gli autori siano riusciti a dare vita a figure
solo apparentemente inanimate, a dare dolcezza agli sguardi, e movimento alla
scena facendo sentire chi lo guarda parte integrante dell'ambientazione. Questa
impressione si ha anche grazie alla resa prospettica, ottenuta dando alle
figure in primo piano dimensioni maggiori di quelle sullo sfondo.
Degli oltre trenta personaggi che animano il
presepe, colpiscono in maniera particolare le figure appartenenti al mondo
rurale dell'epoca. La contadina con una cesta di uova, non a caso la figura più
amata dai calvesi che di lei dicono quella che porta l'ovi! Era come quella
vera! Così come lo zampognaro, sono tanto realistici da sembrare quasi
vivi. Altrettanto sorprendente la figura maschile seduta con le gambe penzoloni
nel vuoto, intento a togliersi una spina dal piede: secondo la tradizione
popolare, rappresenta il diavolo che, digrignando i denti, esprime la sua
rabbia per la nascita divina.
Un'altra particolarità del presepe è il suo
sviluppo su due livelli: al "pian terreno" la natività e al piano superiore il
corteo dei Re Magi e un coro di angeli. Gli
splendidi colori dalle tonalità pastello, originali dell'epoca, si trovano in
uno stato di conservazione quasi perfetto. Ciò è da attribuirsi al generale
disinteresse che gli abitanti di Calvi hanno sempre riservato a quest'opera,
della quale non hanno mai apprezzato fino in fondo l'importanza. Questo curioso
atteggiamento persiste tutt'oggi: la cappella dove si trova il presepe,
disadorna e male illuminata, non rende giustizia alcuna all'opera. Per visitarlo,
rivolgetevi al "custode" ufficiale: il proprietario del bar sulla piazza che vi
darà le chiavi della cappella. Costo del biglietto? Un caffè.