Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto è fra i più importanti d'Italia e fu istituito nel 1887. Il Museo occupa fin dalle origini l'ex Convento dei Frati Alcantarini, costruito a metà del XVIII secolo e, in seguito ad interventi di ingrandimento a metà del XX secolo, l'adiacente corpo settentrionale dell'Ala Ceschi. A partire dal 1998 sono iniziati i lavori di ristrutturazione che hanno portato alla parziale riapertura al pubblico del Museo, avvenuta nel dicembre 2007.
Dal 2013 sono state riaperte al pubblico le nuove sezioni espositive del Museo dedicate alla città romana, alla città tardoantica e altomedievale fino alla rifondazione bizantina dell’XI secolo d.C.
Oltre agli spazi già visitabili, in tutti i casi integrati con l’esposizione di nuovi reperti (monumenti funerari, vasi figurati, mosaici, intonaci dipinti, arredi), sono fruibili nuove sale dedicate alla ricca documentazione delle produzioni tarantine e delle importazioni di età romana, dei variegati corredi della necropoli della città, a partire dalla conquista di Q. Fabio Massimo del 209 a.C. fino al III secolo d.C.
Nelle vetrine risaltano le bellissime oreficerie, arricchite da paste vitree e pietre colorate, le terrecotte policrome ancora di tradizione greca, ossi, avori, e soprattutto vetri colorati importati che caratterizzano le sepolture ad incinerazione di età imperiale, fino ai frammenti di eccezionale eleganza di un sarcofago in marmo con scena di assalto alle navi.
La sezione dedicata alla città dal tardoantico all’età bizantina offre una vasta documentazione dei pavimenti musivi dell’edilizia pubblica e privata, con motivi geometrici e figurati policromi e materiali da scavi stratigrafici recenti (Villa Peripato, Palazzo delli Ponti, Cattedrale di S. Cataldo) che hanno fornito dati rilevanti per la ricostruzione del centro antico in tali fasi cronologiche. Nell’ultima sala sono anche inserite epigrafi funerarie di Ebrei, Cristiani e Musulmani, che documentano la presenza a Taranto di genti di cultura e religione diverse fra il IV e l’XI secolo d.C.
La sezione dedicata alla storia del Museo è stata completamente rinnovata, con la ricostruzione di ambientazioni d’epoca del periodo di Q. Quagliati e C. Drago e con l’esposizione di acquisti e donazioni pervenute al Museo dalla fine dell’Ottocento ad oggi, con i vasi figurati di importazione e di produzione locale, trafugati dai siti archeologici del territorio apulo, confluiti in musei stranieri e oggi restituiti alla fruizione pubblica nel MARTA.
Una nuove veste espositiva è stata inoltre riservata ai quadri donati da Monsignor Ricciardi al Museo agli inizi del ‘900, in uno spazio a piano ammezzato che prospetta sulla Sala IX.
[Fonte: ARTE.it]