Come avevamo già visto in altre occasioni, in genere è pressoché impossibile che Vancouver e la British Columbia possano conquistare i palcoscenici più importanti - e gli schermi - anche quando scelte come location principali di molti dei film che vediamo. Spesso utilizzati per rappresentare altre regioni, o Stati, del Nord America, abbiamo reso dignità a questi 'angoli' di Canada ogni volta che abbiamo potuto, e che soprattutto avesse senso farlo. Ma questa volta, tutto sommato, l'ambientazione creata da Drew Goddard per il suo 7 sconosciuti a El Royale è di tutt'altro tipo. E talmente 'irreale' e sopra le righe da permetterci di staccarci dal dato geografico per raccontarla.
![](fileadmin/mediafiles/turismo/articoli/201810/images/670x400/7-sconosciuti-a-el-royale-5.jpg?n=0.4102569476715179)
Nel nuovo film del regista di Quella casa nel bosco ci troviamo infatti alla fine degli anni '60, sul confine tra il Nevada e la California, dove sorge il pacchiano e diversamente accogliente El Royale. Un Lodge non proprio classico, vera e propria attrattiva per i villeggianti attratti dal Lago Tahoe. e soprattutto per i sette estranei protagonisti della vicenda, ognuno con un passato da nascondere e un segreto da proteggere che qui si incontrano in una notte che si rivelerà un momento decisivo nelle loro vite. E nel quale tutti avranno un'ultima, fatidica possibilità di redenzione.
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Poche settimane di riprese - tra il 29 gennaio 2018 e il mese di febbraio - sono bastate alla produzione per trasformare gli scorci di Vancouver e dintorni nella particolarissimo cornice del misterioso e fatiscente hotel al confine tra California e Nevada (e per il quale ci si è ispirati all'ex Motel noto come Cal Neva Lodge & Casino di Crystal Bay, vicino Reno in Nevada, a un passo dal vero Lake Tahoe di cui si diceva. Un piccolo hotel noto per esser stato scelto - per la sua discrezione - anche da Judy Garland o dai Kennedy per i loro affari più privati (come quelli di JFK con la sua Marilyn, che secondo alcuni vi morì) e per esser stato acquistato da Frank Sinatra nel 1960, per poi chiudere definitivamente i battenti nel 2013.
Nella realtà, pero, la giovane cantante nera (Cynthia Erivo), l'anziano prete dalle mille sorprese (Jeff Bridges), il venditore di aspirapolvere interpretato da Jon Hamm e la misteriosa hippie di Dakota Johnson hanno lavorato lungamente in studio, o in set ricostruiti dalle parti della cittadina di Agassiz (dalle parti di Pioneer Avenue e dintorni), sul lato opposto del Fraser River rispetto al Bridal Park & Falls della riserva ecologica che prende il nome dal fiume.
"L'El Royale non è un luogo reale - puntualizza lo scenografo Martin Whist, - non è una riproduzione, non è nemmeno particolarmente accurato, eppure ha radici profonde. è un posto al quale credi. è accogliente. Ma ti inganna". Quel che cercava il regista di Los Alamos, innamorato della doppiezza di ogni buon noir e dell'incredibile sito di Four Corners, dove una installazione marca il punto in cui si toccano i confini degli stati di Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico.
"Ho voluto mettermi alla prova per creare un luogo dove ci fossero diverse persone in uno spazio limitato - racconta Goddard dell'idea originaria. - Come renderlo interessante? Come trasformare la location nel corso di una sola notte? Sono state domande che hanno reso difficile e insieme divertente scrivere la sceneggiatura. E poi io amo gli hotel, semplicemente. Amo il loro essere posti dove la gente si incontra per periodi brevi. E volevo esplorare questa idea.".
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Nel nuovo film del regista di Quella casa nel bosco ci troviamo infatti alla fine degli anni '60, sul confine tra il Nevada e la California, dove sorge il pacchiano e diversamente accogliente El Royale. Un Lodge non proprio classico, vera e propria attrattiva per i villeggianti attratti dal Lago Tahoe. e soprattutto per i sette estranei protagonisti della vicenda, ognuno con un passato da nascondere e un segreto da proteggere che qui si incontrano in una notte che si rivelerà un momento decisivo nelle loro vite. E nel quale tutti avranno un'ultima, fatidica possibilità di redenzione.
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Poche settimane di riprese - tra il 29 gennaio 2018 e il mese di febbraio - sono bastate alla produzione per trasformare gli scorci di Vancouver e dintorni nella particolarissimo cornice del misterioso e fatiscente hotel al confine tra California e Nevada (e per il quale ci si è ispirati all'ex Motel noto come Cal Neva Lodge & Casino di Crystal Bay, vicino Reno in Nevada, a un passo dal vero Lake Tahoe di cui si diceva. Un piccolo hotel noto per esser stato scelto - per la sua discrezione - anche da Judy Garland o dai Kennedy per i loro affari più privati (come quelli di JFK con la sua Marilyn, che secondo alcuni vi morì) e per esser stato acquistato da Frank Sinatra nel 1960, per poi chiudere definitivamente i battenti nel 2013.
Nella realtà, pero, la giovane cantante nera (Cynthia Erivo), l'anziano prete dalle mille sorprese (Jeff Bridges), il venditore di aspirapolvere interpretato da Jon Hamm e la misteriosa hippie di Dakota Johnson hanno lavorato lungamente in studio, o in set ricostruiti dalle parti della cittadina di Agassiz (dalle parti di Pioneer Avenue e dintorni), sul lato opposto del Fraser River rispetto al Bridal Park & Falls della riserva ecologica che prende il nome dal fiume.
"L'El Royale non è un luogo reale - puntualizza lo scenografo Martin Whist, - non è una riproduzione, non è nemmeno particolarmente accurato, eppure ha radici profonde. è un posto al quale credi. è accogliente. Ma ti inganna". Quel che cercava il regista di Los Alamos, innamorato della doppiezza di ogni buon noir e dell'incredibile sito di Four Corners, dove una installazione marca il punto in cui si toccano i confini degli stati di Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico.
"Ho voluto mettermi alla prova per creare un luogo dove ci fossero diverse persone in uno spazio limitato - racconta Goddard dell'idea originaria. - Come renderlo interessante? Come trasformare la location nel corso di una sola notte? Sono state domande che hanno reso difficile e insieme divertente scrivere la sceneggiatura. E poi io amo gli hotel, semplicemente. Amo il loro essere posti dove la gente si incontra per periodi brevi. E volevo esplorare questa idea.".