Esiste la montagna che affascina per quei paesaggi in grado di mozzare il fiato, quelle piste pronte ad essere sperimentate per nuove sfide adrenaliniche e quelle tradizioni artigianali, agricole e pastorali che raccontano molto dei suoi abitanti: tutto questo lo si trova a Champorcher, un piccolo gioiello della Valle d'Aosta, un villaggio che sa come intrattenere il turista e non solo con il suo comprensorio sciistico. A fare da richiamo per chi è a caccia di emozioni è Chardonney, frazione di Champorcher, un posto magico in quanto custodisce antichi saperi, attività artigianali quali la filatura e la tessitura della tela di canapa che, fino alla metà del 1900, hanno rappresentato un vanto locale oltre a una preziosa risorsa per l’Italia intera.??
LA TRADIZIONE La canapa (Cannabis Sativa), così come la lana, è stata una delle materie prime care alle comunità di montagna della Valle d’Aosta e, soprattutto, alla valle di Champorcher là dove veniva lavorata e poi tessuta grazie alla ricchezza di corsi d'acqua. Il filato di canapa si tesseva per l’uso personale per corredi ma anche in conto terzi essendo questo filato robusto e resistente all’usura e, a seconda della finezza o rusticità, il tessuto veniva utilizzato per confezionare biancheria e indumenti necessari alla vita e al lavoro quotidiano. Qui, in questo paese sito a quota 1600 metri, l’inverno era una stagione lunga e difficile motivo per cui in autunno, prima che la neve isolasse l'intera Champorcher, il filo di canapa in gomitoli e matasse veniva portato a spalle, per essere tessuto, da tutte quelle famiglie che ottimizzavano il tempo passato lontano dai campi per integrare il proprio reddito agricolo. Le stalle per molti abitanti dei villaggi di alta montagna hanno rappresentato un luogo di vitale importanza in quanto erano gli unici locali costantemente riscaldati: era proprio qui che le donne trovavano le condizioni ideali per lavorare la canapa. Il clima umido infatti, dovuto alla presenza degli animali, permetteva di maneggiare al meglio questo filato, per natura rigido e poco scorrevole, in maniera tale che i manufatti fossero portati a termine per poi essere consegnati e venduti con l'arrivo della primavera. Nel primo dopoguerra l’Italia rappresentava uno dei principali produttori di filato di canapa di ottima qualità, un materiale però messo da parte con l’arrivo delle fibre sintetiche. L’attività di tessitura della canapa, cessata per molti anni, è ritornata in auge grazie all'interesse di una piccola cooperativa femminile “Lou Dzeut”, costituita nel maggio 1989 da un gruppo di donne a seguito di un’esposizione allestita sui corredi di un tempo delle famiglie di Champorcher. La cooperativa, presieduta dall’architetto Mariagiovanna Casagrande, continua la rinomata attività artigianale tessendo a mano la tela di canapa, confezionando e ricamando corredi e manufatti al fine di far riscoprire la canapa come tessuto e, creando nuove occupazioni, rappresenta anche una possibilità per le donne di avere una fonte di reddito. Grazie alla presenza di ricamatrici, tessitrici e la sarta, presso la cooperativa Lou Dzeut è possibile prendere parte a corsi di tessitura esercitandosi su piccoli telai da tavolo, disponibili tanto per adulti quanto per bambini.??
LA TRADIZIONE La canapa (Cannabis Sativa), così come la lana, è stata una delle materie prime care alle comunità di montagna della Valle d’Aosta e, soprattutto, alla valle di Champorcher là dove veniva lavorata e poi tessuta grazie alla ricchezza di corsi d'acqua. Il filato di canapa si tesseva per l’uso personale per corredi ma anche in conto terzi essendo questo filato robusto e resistente all’usura e, a seconda della finezza o rusticità, il tessuto veniva utilizzato per confezionare biancheria e indumenti necessari alla vita e al lavoro quotidiano. Qui, in questo paese sito a quota 1600 metri, l’inverno era una stagione lunga e difficile motivo per cui in autunno, prima che la neve isolasse l'intera Champorcher, il filo di canapa in gomitoli e matasse veniva portato a spalle, per essere tessuto, da tutte quelle famiglie che ottimizzavano il tempo passato lontano dai campi per integrare il proprio reddito agricolo. Le stalle per molti abitanti dei villaggi di alta montagna hanno rappresentato un luogo di vitale importanza in quanto erano gli unici locali costantemente riscaldati: era proprio qui che le donne trovavano le condizioni ideali per lavorare la canapa. Il clima umido infatti, dovuto alla presenza degli animali, permetteva di maneggiare al meglio questo filato, per natura rigido e poco scorrevole, in maniera tale che i manufatti fossero portati a termine per poi essere consegnati e venduti con l'arrivo della primavera. Nel primo dopoguerra l’Italia rappresentava uno dei principali produttori di filato di canapa di ottima qualità, un materiale però messo da parte con l’arrivo delle fibre sintetiche. L’attività di tessitura della canapa, cessata per molti anni, è ritornata in auge grazie all'interesse di una piccola cooperativa femminile “Lou Dzeut”, costituita nel maggio 1989 da un gruppo di donne a seguito di un’esposizione allestita sui corredi di un tempo delle famiglie di Champorcher. La cooperativa, presieduta dall’architetto Mariagiovanna Casagrande, continua la rinomata attività artigianale tessendo a mano la tela di canapa, confezionando e ricamando corredi e manufatti al fine di far riscoprire la canapa come tessuto e, creando nuove occupazioni, rappresenta anche una possibilità per le donne di avere una fonte di reddito. Grazie alla presenza di ricamatrici, tessitrici e la sarta, presso la cooperativa Lou Dzeut è possibile prendere parte a corsi di tessitura esercitandosi su piccoli telai da tavolo, disponibili tanto per adulti quanto per bambini.??
LE CARATTERISTICHE La canapa permette di realizzare tessuti rustici ma di grande qualità, molto resistenti e affascinanti con quelle imperfezioni, irregolarità e piccole impurità che rendono ogni pezzo unico. Si tratta di un lavoro lungo e faticoso fatto con estrema precisione e pazienza dalle abili tessitrici supportate solo dall'ausilio di telai in legno di larice fatti da falegnami locali.??
IL TERRITORIO Al fine di catapultarsi in questo mondo fantastico vale la pena fare visita all’eco-museo della canapa, sito nel centro del villaggio di Chardonney presso la casa Thomas, un'antica abitazione rurale in stile valdostano tutt'oggi ben conservata. Al suo interno, tra gli ambienti e gli arredi cari alla vita contadina quotidiana, si ammirano la stalla, il letto, una cucina rustica oltre a una serie di attrezzature legate alla coltivazione e all’allevamento, un vecchio telaio manuale in legno e un orditoio. Interessante per gli appassionati di artigianato anche la Fiera di Sant'Orso, a Donnas prima e ad Aosta poi, che si svolge ogni anno a fine gennaio, una fiera millenaria che un tempo rappresentava un appuntamento importante per la vendita degli attrezzi agricoli, i giocattoli in legno e tutti quegli accessori legati alla vita contadina costruiti durante l’inverno. Passano gli anni e, oggigiorno, l’evento è divenuto una grande vetrina per l’artigianato tipico all’interno del quale è possibile ammirare oggetti realizzati da abili artigiani tra cui i capolavori delle tessitrici della cooperativa Lou Dzeut.??
INDIRIZZI Presso il negozio della Cooperativa Lou Dzeut, (Fraz. Chardonney 42, 11020 Champorcher, Tel. 012537327) si può assistere alla lavorazione della canapa oltre ad acquistare i vari prodotti artigianali realizzati dalle lavoratrici avvalendosi di vecchi telai manuali in legno: nell'atelier si confezionano capi di alto artigianato come biancheria per la casa, canovacci, grembiuli, centri tavola, cuscini, tende, asciugamani, tovaglie ricamate a mano e, su ordinazione, con la tela di produzione propria si realizzano camicie, gilet e giacche confezionate su misura. Qui si respira un'atmosfera magica in quanto si racconta con amore e passione l'antica tradizione della tessitura della canapa attingendo al vasto campionario di pezzi che costituivano il corredo delle famiglie di un tempo in cui la praticità e la robustezza di quei capi e l’abilità con cui essi sono stati realizzati sono ancora in grado di affascinare.