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La Pietra Ollare delle Alpi

Vanto artistico di Valtellina e Valchiavenna, la "pietra verde" rimanda a un'arte preistorica divenuta nel tempo tradizione artigianale di spicco

Artigianato artistico Lucchinetti Roberto
Courtesy of©pietraollare.com
Artigianato artistico Lucchinetti Roberto
Tra le eccellenze produttive dell’artigianato di Valtellina e Valchiavenna, spicca la pietra ollare o "pietra verde di Chiavenna", un'arte arcaica caratterizzata da un forte legame con il territorio e le sue tradizioni. Si tratta di un materiale dal passato glorioso molto amato e ricercato in ogni angolo del mondo tanto per la cottura quanto per la conservazione dei cibi.

LA TRADIZIONE Stando a quanto rivelano le testimonianze reperite nel corso degli anni a Tresivio, con grande probabilità la lavorazione della pietra ollare risale all’epoca preistorica, all’età del ferro. Preziose tracce anche quelle che si leggono negli scritti Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, nel primo secolo d.C., in cui in riferimento alla Valtellina si parla proprio della lavorazione al tornio di vasi fatti con la pietra verde. Le favorevoli condizioni ambientali delle vallate furono sicuramente un ottimo punto di partenza: tra la Valchiavenna e la Valmalenco si collocavano infatti 40 cave e 50 torni esistiti lungo i torrenti Mallero, Giumellini e soprattutto Sassersa. Durante il periodo invernale la pietra veniva estratta dalle cave avvalendosi del supporto di strumenti quali i picconi a doppia punta detta “asisc” dalla quale si ricavavano recipienti resistenti al calore e contenitori di conservazione di fondamentale importanza per sopperire alla mancanza del metallo nonché utili per i fabbisogni domestici. Tra essi si riconosce il "lavècc", caratterizzato da fondo piatto, pareti alte e leggermente svasate, eccellenti in quanto la pietra ha la proprietà di riscaldarsi lentamente mantenendo costante la temperatura. Queste pentole sono adatte soprattutto per cucinare cibi di lunga cottura mentre, di dimensioni più piccole gli "stüin", indicati per stufati o ancora i "fùràgn" per la conservazione di cibi.  Nel 1746 il naturalista svizzero Johann Jacob Scheuchzer, dopo aver visitato la Valchiavenna scrisse "... in queste pentole di pietra i cibi cuociono più in fretta e meglio che in altre fatte in ottone, rame o altro metallo; inoltre i cibi mantengono la loro naturale fragranza e non vengono inquinati da sapori estranei". Non un vanto che rimane segregato nei confini italiani, il suo successo volò lontano, raggiungendo le più prestigiose corti europee traducendosi in lavelli, fontane, camini, stufe, balaustre, colonne, rivestimenti, tazze per cioccolata e per caffè, bicchieri e tabacchiere di pregio. Come tutte le cose belle, anche per questa pietra la parola fine che avvenne nell’800 quando la produzione iniziò ad essere messa in crisi dalla concorrenza delle pentole in metallo. Negli ultimi decenni, la lavorazione tradizionale della pietra ollare si è orientata verso la produzione artigianale a carattere artistico tanto che, alcuni artigiani, hanno cominciato a decorarla con disegni incisi a mano o a scolpirla per ottenere oggetti ornamentali molto apprezzati.? Nel 2012 è stato infatti istituito il Marchio Collettivo Geografico (MCG) per la “Pietra Ollare di Valtellina e Valchiavenna” al fine di garantire la natura, la qualità, l’origine di determinati prodotti o servizi.

LE CARATTERISTICHE Il termine ollare, proveniente dal latino "olla" ovvero pentola, veniva usato in epoca romana per indicare quei contenitori ricavati dalla lavorazione di pietre di facile tornitura. Dette in dialetto locale "laveggi", queste formazioni rocciose sono costituite da talco, magnesite e clorite, molto tenere e facilmente lavorabili dall’uomo con procedimenti rimasti invariati nel tempo. Questo materiale si rivela essere soprattutto resistente al fuoco ed é in grado di conservare il calore a lungo, permettendo così una lenta cottura dei cibi.

IL TERRITORIO In quel di Malesco, tra le mura del palazzo dell'antica Pretura, si trova il Museo archeologico della pietra ollare, uno dei nuovi ecomusei approvati della Regione Piemonte, nel 2007, e facente parte di un percorso che si sviluppa sul territorio comunale. Qui si viene travolti da un vero e proprio salto a ritroso nella storia che invita a percorrere un percorso di grande fascino passando attraverso reperti archeologici locali, realizzati per lo più in pietra locale, una risorsa fondamentale nel corso dei secoli per la vita delle comunità locali.

INDIRIZZI Per chi volesse acquistare e conservare un souvenir di questa zona, ci si può affidare a quelle aziende che portano avanti la tradizionale lavorazione della Pietra Ollare. Tra gli artigiani specializzati, Lucchinetti Roberto a Piuro, artigiano della pietra ollare, l' unico in Valchiavenna che ha ereditato l'arte dei piuraschi di cavare e lavorare la pietra ollare. Al fine di condividere la sua arte con il pubblico, organizza visite guidate al laboratorio e alle cave di Pietra Ollare. Un altro nome da tenere a mente è quello di Floriana Palmieri che, in quel di Sondrio, ha fatto tesoro di questa tradizione applicandola a complementi d'arredo ed oggetti di arte ornamentale, tutta avvalendosi della sua manualità, supportata solo dall’utilizzo di punte di acciaio, scalpelli e sgorbie. La sua creatività e la qualità delle sue produzioni hanno fatto il giro del mondo, esponendo a Tokyo, Anversa, Monza, Lubiana, Milano, Toronto, New York, S. Pietroburgo, Buenos Aires e Berlino.

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