Il mito di Ferrara tra storia, arte, architettura, biciclette e il Rinascimento italiano: non è un caso che l’Unesco l’abbia scelta per il grande patrimonio artistico ed architettonico e che anche Gabriele D’Annunzio l’abbia celebrata nelle sue Laudi. A voler guardare un po’ oltre ai tradizionali circuiti turistici che rivelano le maggiori attrazioni cittadine, si può intraprendere un tour di Ferrara andando alla scoperta di alcune particolarità e curiosità. Come quella celata nella Chiesa del Gesù. Edificata per i Gesuiti nel 1570 su progetto dell’architetto Alberto Schiatti, la chiesa presenta una facciata semplice ed austera, in laterizio, divisa in due parti con tre portali decorati in marmo.
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L’interno ha subito numerose trasformazioni e distruzioni, per questo è privo di pitture alle pareti: si presenta a navata unica e conserva pregevoli opere d’arte, tra cui l’Annunciazione di Giuseppe Mazzuoli conosciuto come il Bastarolo, che si trova nella prima cappella a destra e che è anche l’autore del Dio Padre benedicente nella prima cappella a sinistra; le due pale del bolognese Giuseppe Maria Crespi che raffigurano la Comunione di San Stanislao Kostka alla presenza di San Luigi Gonzaga e il Miracolo di San Francesco Saverio, rispettivamente nella seconda e nella terza cappella a destra. Particolarmente interessante, alla sinistra dell’ingresso, è il gruppo scultoreo quattrocentesco in terracotta policroma del Compianto sul Cristo Morto di Guido Mazzoni, a cui è legata una particolarità.
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La tradizione, infatti, vuole che i personaggi in lacrime attorno al corpo di Gesù rappresentino i membri della corte e, in particolare, le due statue all'estrema destra raffigurerebbero Ercole I e sua moglie Eleonora d'Aragona. Sette statue in varie posture circondano il corpo del Cristo morto, di cui si riconoscono, da sinistra: Nicodemo, con in mano un vasetto che rappresenta i profumi che, secondo i Vangeli, egli portò per ungere il corpo; la Maddalena, Salomè, Maria di Cleofa e Giuseppe Arimatea, con in mano tre chiodi a memoria del fatto che fu lui ad ottenere da Ponzio Pilato il permesso di togliere dalla croce Gesù e seppellirlo.Tutte le figure sono rese con intenso realismo e le loro espressioni vanno dalla disperazione della Madonna e della Maddalena, al dolore trattenuto di Giovanni e Salomè, alle espressioni serie ma distaccate degli altri personaggi. Sembra, quindi, che Maria di Cleofa e Giuseppe di Arimatea avrebbero avuto come modelli la duchessa Eleonora e il duca Ercole I, il che conferisce all’opera un’aurea ancora più particolare.
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