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Bari cosa vedere: la Cattedrale di San Sabino

Bari: cosa nasconde la Madonna Nera di San Sabino

La Cattedrale metropolitana del capoluogo pugliese, seconda solo alla Basilica di San Nicola, ospita un'importante icona 

Bari, facciata di San Sabino
©iStockphoto
Bari, San Sabino: facciata con rosone
Alle porte di Bari vecchia, non distante dal Castello, si erge la Cattedrale metropolitana di San Sabino, storica sede episcopale che ricorda l’architettura della Basilica di San Nicola. Venne eretta nel XIII secolo e si offre agli occhi del visitatore come un mirabile esempio di romanico pugliese. Sorge sul sito del precedente duomo, raso al suolo come tutta la città nel 1156 ad opera di Guglielmo I Il Malo. La nuova Cattedrale venne fatta ricostruire dal vescovo Rinaldo e dedicata al vescovo di Canosa, le cui reliquie sono conservate all’interno della cripta. La semplice facciata, con tre portali, è tripartita da lesene e coronata da architetti. La parte superiore è ornata da monofore, una bifora e un rosone nella cui ghiera sono rappresentati mostri ed essere fantastici.

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E proprio il grande rosone circolare nasconde una curiosità: guardandolo attentamente si nota che il motivo centrale attorno al quale si spandono a raggiera i diciotto petali è costituito da una Triplice Cinta di forma circolare, lo stesso motivo ornamentale che si ripropone sul pavimento interno. Varcando la soglia ci si lascia avvolgere dalla solennità delle tre navate che scorrono imponenti divise da 16 colonne su cui poggiano archi e finti matronei. Nella cripta settecentesca, oltre alle reliquie di Santa Colomba e di San Sabino sull’altare maggiore, desta particolare attenzione l’icona della Madonna Odegitria. Si tratta di una tavola in stile bizantino legata ad una leggenda risalente ai tempi delle persecuzioni iconoclaste dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico. Nell’VIII secolo i monaci che custodivano la preziosa tela decisero di porla in salvo a Roma presso papa Gregorio III. Si recarono al porto di Costantinopoli travestiti da marinai e imbarcarono segretamente il ritratto.

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Scampata miracolosamente ad una tempesta, la nave approdò infine al porto di Bari ma i marinai baresi scoprono il vero contenuto dei due monaci costringendo questi alla fuga. Ecco come l’icona venne trattenuta a Bari, celebrata da tutta la cittadinanza con una solenne processione ed esposta in quella che una volta era la Chiesa dell’Assunta, oggi diventata la Cripta della Cattedrale di San Sabino. L’immagine qui custodita non è però l’icona originaria, probabilmente andata distrutta durante l’assedio turco di Costantinopoli nel 1544. Sarebbe infatti una delle tante copie eseguita con tutta probabilità dal pittore Onofrio Palvisino da Monopoli, secondo la consuetudine del tempo di ispirarsi al modello dell’Odigitria, la Madonna Nera più diffusa.

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