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Calabria, pipe artiginali famose nel mondo

La radica pregiata dei boschi delle Serre e dell'Aspromonte e l'abilità degli artigiani locali rendono le pipe locali delle creazioni uniche

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©Redphotographer/iStock
Pipe
I folti boschi delle Serre calabresi hanno una storia affascinante da raccontare. La storia di una tradizione che racchiude l'eleganza del legno, il pregio di un'opera d'arte ed il profumo del tabacco. La tradizione legata alla produzione di pipe artigianali che i pastori cominciarono ad intagliare, assieme ad attrezzi ed utensili di uso quotidiano, nelle lunghe ore di attesa a guardia delle greggi, sfruttando l'abbondante legname della zona. Quello delle Serre calabresi è un territorio ricco di risorse agricole e forestali che offrono una materia prima dalle caratteristiche uniche e le pipe calabresi, infatti, oltre ad essere apprezzate per il pregio della loro lavorazione, si distinguono per l'ottimo sapore che sprigionano quando le si fuma, meno aspro ed amaro di quello di altre pipe. Il segreto che si cela dietro a questo sapore gradevole è legato proprio al legno da cui vengono ricavate che presenta un basso contenuto di tannini, responsabili delle note agre che si percepiscono fumando altre pipe.



E' la radica calabrese, ossia l'Erica Arborea, che da queste parti viene chiamata “ciocco”, a donare la materia prima per la realizzazione di questi piccoli capolavori. In particolare viene utilizzata una protuberanza della radice proprio alla base del fusto. I “cioccaioli”, che si occupano di cercare e prelevare la radica sulle alture delle Serre dello Zomaro e in Aspromonte, una volta estirpate a mano le radici, le consegnano agli artigiani che selezionano i pezzi più pregiati per trasformarli in placche che vengono bollite in caldaie di rame per eliminare il tannino e poi fatte riposare per garantire un processo di essiccazione naturale. Quando il materiale è ancora umido comincia la lavorazione. E' con la stagionatura, che dura fino a cinque anni, che si formano le caratteristiche venature tipiche della radica. Si tratta, dunque, di un procedimento lungo e complesso che richiede una particolare abilità dell'artigiano e che contribuisce a conferire ulteriore pregio alla lavorazione.

E' Brognaturo, un paese montano in provincia di Vibo Valentia, ad aver reso le pipe calabresi famose in tutto il mondo. Qui, più di mezzo secolo fa, Domenico Grenci, “il re della pipa”, di ritorno dagli Stati Uniti dove si era recato per cercar fortuna, aprì un laboratorio in cui realizzava pipe artigianali per soddisfare le esigenze di ogni tipo di clientela. Ogni sua creazione era un vero e proprio pezzo unico che donava lustro alla tradizione locale. Ancora oggi la famiglia Grenci tiene alta la fama delle pipe di Brognaturo continuando a produrre manufatti di grande pregio nel pieno rispetto delle tecniche di un tempo che avevano reso le pipe locali apprezzate da intenditori provenienti da ogni angolo del pianeta. Non è un caso che, nel corso dei decenni, le pipe artiginali calabresi abbiano conquistato una vera e propria clientela d'elite che spazia da Sandro Pertini, grande collezionista e appassionato, sino a Bearzot e allo storico sindacalista Luciano Lama.



Ma c'è un altro luogo, in Calabria, che lega il proprio nome alle tradizionali pipe locali. Si tratta di Scido, un piccolo paese dell'Aspromonte che, per lungo tempo, ha ospitato numerosi artigiani e cioccaioli dediti alla produzione di pipe di pregio. Per celebrare questa lunga tradizione, qualche anno fa l'Amministrazione comunale, con l'acquisizione di Palazzo Ruffo, decise di allestire all'interno dell'edificio una interessante biblioteca ricca di volumi antichi ed alcuni autografi di personaggi illustri, ed un museo dedicato alla tradizione contadina ed artigiana della zona.

La pipa è protagonista di un'intera sala del museo, all'interno della quale è stata allestita un'esposizione che accoglie oltre duecento esemplari realizzati da Mastro Rocco De Giglio, un abile artigiano locale. Si possono ammirare magnifiche creazioni zoomorfe ed antropomorfe lavorate con grande perizia che rivelano l'abilità e la maestria dell'artigiano. In una vetrina fanno bella mostra di sé pregiate pipe a forma di uccello, nelle altre, invece, sono custoditi esemplari a forma di mammiferi, di rettili e persino di animali preistorici e di personaggi storici e politici. Una collezione estremamente varia, dunque, che ogni appassionato di pipe di certo apprezzerà.

All'interno di Palazzo Ruffo, inoltre, si può fare un vero e proprio tuffo nella cultura, nella tradizione e nell'arte calabrese. Visitando il museo, infatti, si possono ammirare reperti numismatici, mobili antichi di epoca settecentesca ed ottocentesca, oltre che alcuni affreschi dipinti nel 1988 dall’artista Scidese Gaetano Zampogna raffiguranti scene della vita rurale sull'Aspromonte, ed un vecchio frantoio in pietra con una grande ruota porziana a trazione idraulica ancora funzionante.

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