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I paesaggi naturali della Libia

Libia

Il lusso del silenzio.

Libia
Pochi posti al mondo sono rimasti immuni dai ritmi sfalsati della contemporaneità.

Il deserto è uno di questi non-luoghi dove l’unico eccesso è la dimensione naturale, lenta lentissima, inesorabilmente legata al calmo fluire del tempo senza lancette d’orologio.

Il silenzio urla colpendo l’anima del viaggiatore contro ogni umana pretesa di futile distrazione.  Non c’è via di scampo, il deserto è un eterno flusso di coscienza che si modella agli occhi di ciascuno secondo come spira il vento.

Il Sahara libico è tra i più bei deserti al mondo con le dune più alte in assoluto. Tra gli altri pregi, si trova in Libia, nuova meta emergente del turismo nel Mediterraneo. Questo paese africano dotato di una grande bellezza, è vicino all’Italia, raggiungibile in un paio d’ore di aereo e, rimasto a lungo isolato, conserva ancora paesaggi di intatto splendore.

Il Fezzan è l’estrema regione sud occidentale della Libia al confine con l’Algeria, dove la natura ha concentrato la più incredibile varietà di paesaggi sahariani. Percorrerlo con fuoristrada guidati da Tuareg e dormire in campi tendati in pieno deserto è un’esperienza di vita più che un viaggio. Scandiscono il tempo, le soste per il tè e la preghiera dei Tuareg, le inevitabili insabbiature, i pernottamenti sotto un manto di stelle, la danza attorno al fuoco odor di brace e di narghilè.

Il contatto con i Tuareg è parte integrante di un viaggio di questo tipo. Sono loro gli occhi e le orecchie del deserto, l’anima della grande madre terra, gli “uomini blu” dai volti imperscrutabili coperti dallo shash, che ti insegnano a leggere il destino sulla mano e scrivono il tuo nome in arabo sulla sabbia. L’animismo è la loro forza interiore e se gli parli di civiltà, del mondo tecnologico che hai lasciato momentaneamente alle spalle sorridono imperturbabili pronunciando il loro atto di fede “Tènèrè… Tènèrè”.

“Tènèrè” è il deserto in lingua tamacheck ed è la loro più grande libertà, il privilegio che nessun miracolo tecnologico può restituire agli uomini. Un tempo, si dice, ogni carovana che attraversava il deserto cadeva sotto la “protezione” dei Tuareg. Oggi accade con i fuoristrada mentre scivolano tra corridoi sabbiosi e creste affilate, solcano gli uadi (corsi d’acqua temporanei delle regioni subdesertiche) e le altissime dune degli erg.

Tra gli angoli più spettacolari del Sahara libico, la regione dei Laghi, nell’Erg di Ubari, dove vissero gli antichi Daouada, “mangiatori di vermi”. E’ qui che lo spettacolo della natura diventa mistero perché scorgere queste piccole oasi come miraggi tra le dune, ha un che di miracoloso. Tra i più belli e suggestivi, Gabraoun, il lago più grande, un vero e proprio Eden tra l’aridità dell’erg. I residui dell’antico villaggio che sopravvive ai piedi di una gigantesca duna evocano immagini di personaggi leggendari che nessuno ha visto, nessuno ha fotografato, eppure sono lì, vivono nell’assenza in quel lembo di paradiso che sembra dipinto direttamente da Dio.

Da dove proviene l’acqua che forma i laghi? Il deserto pone domande senza pretendere risposte. E’ un invito a stupirsi, contro ogni scontatezza che scolorisce l’esistenza di ogni giorno. Meravigliandosi della vita che semplicemente accade, si torna a vivere.

Il massiccio dell’Acacus, prolungamento orientale del Tassili n’Ajjers algerino, è lo zoccolo duro del Fezzan, il suo momento più eroico e insieme commovente, una sapiente alchimia naturale di sabbia e roccia. Segni di vita preistorica e scritture tifinagh sulle pareti delle falesie, arenarie che sbarrano l’orizzonte ad Est. Questo è il cuore dell’“altopiano nero” del Messak Settafet di fronte alle dune dell’Erg Murzuq, un arido deserto pietroso che regala scenari fantascientifici con le sue “montagne dipinte” dall’estro primitivo di antichi artisti sahariani.

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