Quando si
arriva alle isole Cook, sembra di entrare in un sogno. Il panorama già
dall’aereo è stupefacente. Una volta atterrati, il sogno si concretizza: si
viene accolti dal suono dell’ukulele e da un colorato punch di benvenuto con
ciliegie glassate, foglioline di menta e l’immancabile ombrellino colorato.
Poi, una volta abbandonato l’aeroporto, ecco che gli occhi si riempiono di
verdi palmeti, di fiori splendidi e profumatissimi, di lunghe spiagge bianche
lambite da acque cristalline, di sottili banchi corallini e di atolli remoti.
Il sogno si confonde con la realtà.
I voli internazionali arrivano a Rarotonga che,
insieme ad Aitutaki, è l’isola più grande e meglio organizzata turisticamente
dell’intero arcipelago. Rarotonga fa parte delle Cook meridionali, è di origine
vulcanica e qui risiede la maggior parte della popolazione. Le spiagge più
belle sono situate lungo le coste orientali e meridionali dell’isola. Non a
caso qui è situata anche la spiaggia in assoluto più famosa, quella di Muri,
dove la sabbia è bianchissima e il mare a dir poco splendido. Unico neo: forse
cominciano ad esserci troppi ristoranti, bar e alberghi, tra cui il Pacific
Resort & Villas che vanta una vista meravigliosa. Rarotonga del resto è
perfettamente attrezzata per accogliere i turisti.
Gli amanti
della natura, dotati di buono spirito di adattamento, non dovrebbero invece
mancare una visita all’isola di Atiu, con le sue caratteristiche caverne
immerse in foreste lussureggianti. Forse il più bel tesoro nascosto delle Isole
Cook. Qui le spiagge più belle portano i nomi di Tongaroro e Orovaru Beach,
dove pare sia approdato il capitano Cook. Chi preferisce le scogliere, invece,
si sposterà nella zona di Pari Aniu a nordest. Da evitare invece le coste
orientali e meridionali, insidiose durante l’alta marea.
Tra Tarapaku Landing e
Oneroa Beach, sulla costa nord-orientale, ci sono le Three Grottoes (Tre
Grotte), che si possono visitare solo quando il mare sul versante orientale
dell'isola è calmo. La ripida strada che collega Tarapaku Landing con il Tengatangi
Village attraversa piantagioni, campi di taro, macchie di papaie, makatea,
foreste litorali e un lungo muro, il Vairakai Marae, costruito con 47 grandi
pietre di calcare. I terreni costieri di Atiu, chiamati makatea, sono originati
dalla fossilizzazione del corallo e sono percorsi da numerose grotte calcaree,
come la spettacolare Anatakitaki Cave.
Ma le Cook non sono tutte qui. Sarebbe un
peccato anche rinunciare alle bianche spiagge dell'isola di Mauke, dove le
costruzioni più antiche denotano l'influenza dei navigatori cileni un tempo
frequentatori dell'isola. Gli abitanti di Mauke hanno dovuto subire nella loro
storia anche le scorrerie degli atiuani: l'isola era famosa in tutto il
Pacifico meridionale per la bellezza delle donne, così i guerrieri di Atiu vi
facevano frequenti incursioni e, se le donne erano di loro gradimento le
sposavano, altrimenti le mangiavano.
Infine, Mangaia, la più meridionale delle isole
Cook. Il primo europeo ad avvistarla fu il capitano Cook nel 1777, ma gli
indigeni si mostrarono piuttosto ostili. In effetti gli abitanti di Mangaia
hanno sempre avuto la fama di essere poco socievoli, fama che conservano ancora
oggi. Ma l’isola è comunque bella, ed è dominata dal Rangimotia, una collina
alta 169 metri, ed è circondata da una barriera corallina molto vicina alla riva.