Ci ha raccontato La Grande Bellezza di Roma - vincendo un Premio Oscar - e i suoi segreti più nascosti in Il Divo (Premio della giuria di Cannes nel 2008), ma il napoletano Paolo Sorrentino è ormai di casa nella Capitale. Dove vive, nel multietnico quartiere dell'Esquilino, e della quale vive da vicino umori e amori. Anche da qui probabilmente nasce il desiderio di raccontare la storia di Silvio Berlusconi, come fatto nel suo ultimo LORO: un film diviso in due parti per il quale il regista ha ampiamente approfittato dell'Urbe per antonomasia e di molte cittadine della regione come Rieti, Civitavecchia, Anguillara Sabazia e Tivoli. Ma soprattutto di alcuni splendidi quanto segretissimi scorci di Sardegna e Toscana…
Loro ambisce a raccontare alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo. Anime di un purgatorio immaginario e moderno che ruotano intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: un uomo di nome Silvio Berlusconi. Raccontato senza emettere giudizi da un cineasta dichiaratamente mosso solo da una volontà di comprendere, soprattutto il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Dunque - ci dice ancora Sorrentino, - quali sono i sentimenti che muovono le giornate di Berlusconi in quegli anni? Quali le emozioni, le paure, le delusioni nell’affrontare eventi che sembrano montagne?
La risposta sta nella "interpretazione" dell'artista, al quale proprio l'imprenditore offrì le proprie residenze per le riprese, "pur non conoscendo la trama - come disse a la Repubblica. - Da produttore di cinema spero che Sorrentino realizzi un'opera libera, di successo, ma rispettosa della realtà e delle vite dei protagonisti" aggiungeva allora. E questo sembra esser stato poi il risultato, anche se ottenuto attraverso qualche licenza creativa. E attraverso lo sfruttamento di una serie di scorci ed edifici scovati tra Orbetello e Porto Ercole in Toscana e Porto Cervo e Porto Rotondo in Sardegna.
Niente Arcore, dunque, né il Palazzo Grazioli di Campo Marzio, a Roma, o la leggendaria - e citatissima dalle cronache (anche giudiziarie) - villa Certosa, residenza estiva di 4.500 metri quadri, con 126 stanze ed un parco di 120 ettari nei pressi di Punta Lada, in provincia di Olbia. Un 'palcoscenico' maestoso che la produzione ha cercato di ricreare sulla sponda opposta del mar Tirreno, all’interno di una innominabile villa privata a Orbetello e del più accessibile Golf Hotel Resort di Porto Ercole, entrambi in Toscana..
Una location che Carlotta Marelli su Elle Decor descrive come "un'architettura contemporanea a forma di libellula con una facciata di pietra calcarea, piscine a sfioro vista mare e interni firmati da Andrea Fogli e arredamento di design con pezzi come il tavolo sociale di Vincent Van Duysen e le sedie Cappellini di Marcel Wanders, i Pig Table di Marcel Wanders per Moooi e i lampadari di Ron Gilads, la scrivania di Bertjan Pot e le poltrone di Patricia Urquiola. Il tutto modificato ad arte dalla scenografa Stefania Cella per avvicinarsi allo stile delle case di Berlusconi (in tutto 17), molte delle quali progettate dal suo architetto di fiducia Gianni Gamondi, che oltre all’amata Villa Certosa di Porto Rotondo si è occupato anche della residenza di Macherio, dei progetti a Bermuda e ad Antigua, di appartamenti privati e della casa della figlia di Berlusconi, Marina".
Loro ambisce a raccontare alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo. Anime di un purgatorio immaginario e moderno che ruotano intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: un uomo di nome Silvio Berlusconi. Raccontato senza emettere giudizi da un cineasta dichiaratamente mosso solo da una volontà di comprendere, soprattutto il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Dunque - ci dice ancora Sorrentino, - quali sono i sentimenti che muovono le giornate di Berlusconi in quegli anni? Quali le emozioni, le paure, le delusioni nell’affrontare eventi che sembrano montagne?
La risposta sta nella "interpretazione" dell'artista, al quale proprio l'imprenditore offrì le proprie residenze per le riprese, "pur non conoscendo la trama - come disse a la Repubblica. - Da produttore di cinema spero che Sorrentino realizzi un'opera libera, di successo, ma rispettosa della realtà e delle vite dei protagonisti" aggiungeva allora. E questo sembra esser stato poi il risultato, anche se ottenuto attraverso qualche licenza creativa. E attraverso lo sfruttamento di una serie di scorci ed edifici scovati tra Orbetello e Porto Ercole in Toscana e Porto Cervo e Porto Rotondo in Sardegna.
Niente Arcore, dunque, né il Palazzo Grazioli di Campo Marzio, a Roma, o la leggendaria - e citatissima dalle cronache (anche giudiziarie) - villa Certosa, residenza estiva di 4.500 metri quadri, con 126 stanze ed un parco di 120 ettari nei pressi di Punta Lada, in provincia di Olbia. Un 'palcoscenico' maestoso che la produzione ha cercato di ricreare sulla sponda opposta del mar Tirreno, all’interno di una innominabile villa privata a Orbetello e del più accessibile Golf Hotel Resort di Porto Ercole, entrambi in Toscana..
Una location che Carlotta Marelli su Elle Decor descrive come "un'architettura contemporanea a forma di libellula con una facciata di pietra calcarea, piscine a sfioro vista mare e interni firmati da Andrea Fogli e arredamento di design con pezzi come il tavolo sociale di Vincent Van Duysen e le sedie Cappellini di Marcel Wanders, i Pig Table di Marcel Wanders per Moooi e i lampadari di Ron Gilads, la scrivania di Bertjan Pot e le poltrone di Patricia Urquiola. Il tutto modificato ad arte dalla scenografa Stefania Cella per avvicinarsi allo stile delle case di Berlusconi (in tutto 17), molte delle quali progettate dal suo architetto di fiducia Gianni Gamondi, che oltre all’amata Villa Certosa di Porto Rotondo si è occupato anche della residenza di Macherio, dei progetti a Bermuda e ad Antigua, di appartamenti privati e della casa della figlia di Berlusconi, Marina".