PERCHE’ SE NE PARLA
Il mito di Atlantide ha la sua incarnazione in terre nostrane, per la precisione in Campania, dove un’antica città sommersa esiste davvero, e svela ad ogni immersione un nuovo, stupefacente dettaglio. Si tratta di Baia (Baiae), antica città romana sprofondata a causa di smottamenti terrestri fino a ritrovarsi sommersa dalle acque del golfo di Pozzuoli, che altro non è che il cratere di un vulcano. L’antica Baia, oggi inclusa nel comune di Bacoli, era una meta di villeggiatura per l’aristocrazia romana, un luogo di relax e lusso, e difatti i resti che fanno parte del Parco Archeologico Sommerso sono ville, statue, manufatti appartenenti ad un mondo ricchissimo. Recente è la scoperta da parte di alcuni sub di due mosaici, due pavimenti finemente decorati, uno bicromo e uno policromo, al momento ancora oggetto di studi.
PERCHE’ ANDARE
Un immaginario mitico, affascinante, che non smette di offrire nuove meraviglie. Sono diversi i punti in cui ci si può immergere per ammirare i resti della città sommersa, l’Atlantide romana. Baia si trova nell’area dei Campi Flegrei, a pochi chilometri da Napoli, e costituisce un modo davvero speciale di effettuare una visita archeologica. Sì, perché la si può visitare anche non essendo archeologi o sub professionisti: molti dei resti sono a pochi metri di profondità, e permettono immersioni facili anche per principianti. Si possono anche vedere molti dei resti della città facendo semplicemente snorkeling o con gite su imbarcazioni con pavimento trasparente.
DA NON PERDERE
Tra gli ambienti di maggiore interesse e pregio, la Villa dei Pisoni, dimora patrizia del I secolo, l’area termale, il Tempio di Diana, Villa Protiro, i resti del porto Giulio. Ma soprattutto quello che fa effetto è osservare le vie, i resti di mura, botteghe, case, statue decorative. Celebre è il Ninfeo di Punta Epitaffio, le cui numerose statue oggi sono visibili presso il Museo dei Campi Flegrei.
PERCHE’ NON ANDARE
Se si vuole ammirare veramente la meraviglia di Baia sommersa, occorre dotarsi di muta, pinne e bombole, e fare un’immersione come si deve. Cosa che non rende il sito archeologico accessibile a tutti.