Tra le infinite meraviglie di Firenze c’è una struttura particolarmente originale, la chiesa di Orsanmichele, eretta di fronte al Palazzo dell’Arte della Lana, poco distante da Palazzo Vecchio e da Santa Maria del Fiore. Il nome deriva dall’Oratorio del Duecento intitolato a San Michele Arcangelo, circondato dall’orto di un monastero di frati benedettini. La zona circostante a quel tempo era completamente circondata da campi coltivati ed orti, da cui il nome di San Michele in Orto, poi Orto di San Michele fino al definitivo Orsanmichele.
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Tra le tante curiosità legate alla struttura spiccano soprattutto i quattordici tabernacoli che si aprono sulle facciate esterne, decorati tra il XV e il XVI secolo dalle principali Arti fiorentine: in ciascuno si trova una statua raffigurante il santo patrono della corporazione. Tra gli scultori che sono stati impegnati nella realizzazione delle statue sono inclusi artisti del calibro di Ghiberti, Donatello e Brunelleschi. Oggi quelle che si possono ammirare sono delle copie, poiché gli originali in marmo o in bronzo sono custoditi nel Museo di Orsanimchele, nei piani superiori della chiesa. All’interno della struttura, a pianta rettangolare, a colpire lo sguardo sono le vetrate che arricchiscono alcune trifore e che rappresentano le storie e i miracoli della Vergine. Le due navate sono separate da due pilastri centrali in marmo, da cui partono le volte a tutto sesto che formano il soffitto.Tra le opere d’arte più interessanti custodite all’interno figurano l’altare di Sant’Anna, di Francesco da Sangallo, e il tabernacolo dell’Orcagna in stile gotico.
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Altra particolarità è il fatto che una volta l’edificio ospitava l’antica Loggia del grano nella quale aveva luogo il mercato delle granaglie e all’interno si possono ancora notare gli antichi elementi dell’epoca come le unità di misura e i canali che facevano da passaggio tra i magazzini e il mercato. Parlando di corridoi si può notare anche, esternamente, quello sopraelevato che collega la chiesa al Palazzo della Lana. Se, appena entrati, si rivolge lo sguardo sulla sinistra, si può vedere come il primo e il secondo pilastro presentano degli strani fori: si tratta in realtà di feritoie collegate ai piani superiori che i fornai riempivano con il grano che ricevevano dal secondo piano. Ritornando all’esterno bisogna osservare con attenzione i quattro angoli per scoprire che vi sono incise delle immagini rappresentanti spighe di grano e viti. Perché Orsanmichele non conteneva solo grano, ma anche generi alimentari di vario tipo tra cui il vino.
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