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Alba Fucens, la città costruita in onore del Sole

Ai piedi del Monte Velino, in provincia dell’Aquila, si trova l’antica città romana, gioiello archeologico ancora tutto da esplorare

Resti di Alba Fucens<br>
© Parco Naturale Regionale Sirente Velino
Rovine archeologiche di Alba Fucens, Abruzzo
E’ una realtà tutta da scoprire l’Abruzzo, che non si limita ad essere una regione ancora intatta, dalle ricchezze uniche nel suo genere, capace di offrire paesaggi naturali incantevoli tra mare, spiagge, montagna e parchi. Oltre alla sua splendida cornice naturale, infatti, può anche vantare una storia millenaria testimoniata non solo da castelli ed abbazie, ma anche da rovine archeologiche che in pochi si aspettano di trovare, perché non cosi celebri. E’ il caso di Alba Fucens, un’antica città romana ai piedi del Monte Velino, vero e proprio gioiello in provincia de L’Aquila, venuta alla luce grazie agli scavi iniziati nel 1949 da Fernand De Visscher e continuati in epoche successive.

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Considerata un luogo sacro e misterioso principalmente per il suo stesso nome che richiama il sorgere del sole, si trova in cima ad una collina da cui ogni giorno si poteva ammirare un’alba piena e completa; alcuni studiosi, però, si trovano in disaccordo con questa teoria e hanno formulato l’ipotesi più convincente che il nome derivi da un antico culto della Dea Alba, corrispondente alla greca Eos, dea dell’Aurora. Le mura esterne si sviluppano per circa tre chilometri e sono costituite da massi poligonali, che racchiudono la città fatta di strade, edifici e gallerie sotterranee. In età imperiale fu luogo ricco e prospero come testimoniano i resti archeologici. Si possono ammirare il mercato, le terme ricche di mosaici con raffigurazioni marine, i bagni, maschili e femminili, il sacello di Ercole, l’anfiteatro che, grazie alla sua ottima acustica, è oggi utilizzato per concerti e spettacoli teatrali. Percorrendo il decumano massimo della città si possono visitare i resti di un'antica domus romana divisa in vani con i caratteristici mosaici, i muri a secco, gli spazi votivi, e passeggiare fra le colonne del peristilio, quello che una volta era il portico che circondava il giardino o il cortile.

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Si può notare la pietra miliare che raffigura un combattimento di gladiatori con un'iscrizione dedicata all'imperatore Magnenzio che indica la distanza da Roma mentre sul lato opposto, lungo la via cosiddetta dei Pilastri, si trovano le taberne con i pavimenti originari, le condutture di piombo dei lavandini e i banconi per la mescita. La città sotterranea, esplorata per la prima volta dall'archeologo irlandese Dodwell, rivela un efficiente sistema fognario, conosciuto come la cloaca maxima, in opus poligonale, un esempio unico in tutta Italia ancora oggetto di studio da parte di archeologici e speleologi. Particolarmente interessante è anche la Chiesa di San Pietro, del XII secolo, costruita sul colle più alto sopra una cripta pagana che apparteneva al Tempio di Apollo: la chiesa cristiana, semidistrutta dal terremoto del 1915, conserva ancora testimonianze scultoree, come le colonne tortili della parete divisoria e le decorazioni esterne dell’abside con motivi teriomorfi, raffiguranti divinità mitologiche a forma di animale.

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