Bologna, l’acqua e il sottosuolo. Un legame strabiliante e in parte sconosciuto. E’ obiettivamente difficile immaginare Bologna come una specie di Venezia, ricca di canali, imbarcazioni e marinai d'acqua dolce che affollano la città. Difficile immaginarlo osservando il manto stradale e l’urbanistica odierna. Eppure Bologna, alle sue radici, è proprio una città d'acqua. Solo trecento anni fa transitavano nel porto principale di Bologna ben 2.500 tra navi ed imbarcazioni che trasportavano merci per oltre centomila tonnellate.
Ancora nel 1948 erano in attività sul Canale Navile circa ventiquattro barconi che potevano trasportare fino a cento quintali di merce ciascuno. Di tutto ciò rimane traccia nei nomi di alcune strade (via del Porto, Val D’Aposa) e in alcuni passaggi sotto la pavimentazione. L’acqua però non è sparita, è solo nascosta sotto terra. Si ha così una Bologna in superficie, ricca di architetture, piazze e palazzi, ma c’è anche una Bologna sotterranea fatta di cunicoli e gallerie che formano un’intricata ragnatela.
Da qualche anno, grazie alla passione e all’impegno dell’Associazione “Amici delle Vie d’Acqua e dei Sotterranei di Bologna”, i passaggi dei corsi d’acqua, restaurati e consolidati, sono stati resi accessibili anche a turisti e curiosi. Ed ecco che si può scegliere di percorrere il torrente Aposa, un tragitto di 800 metri che si trasforma passo dopo passo in un percorso a ritroso nel tempo, dalla Bologna romana del I sec. a.C. alla Bologna della 2° Guerra Mondiale, attraverso storie e leggende che coinvolgono in un viaggio fantastico. In passato chiamato anche Avesa, il torrente Aposa, è l'unico corso d'acqua naturale che attraversa Bologna. Nasce sulle colline tra Paderno e Roncrio e corre lungo via San Mamolo.
Dopo circa cinque chilometri, il fiume raggiunge via Rubbiani e compie il suo tragitto nel cuore di Bologna, toccando via San Domenico, via de' Poeti, Piazza Minghetti, via Rizzoli e via dell'Inferno, nell'antico ghetto ebraico. Da piazza San Martino, dove descrive una serpentina, il torrente prosegue oltre via delle Moline, dietro le caratteristiche case di via Capo di Lucca, risalenti al 1516. Il torrente é stato “tombato” verso la fine dell'Ottocento e corre dentro un ampio cunicolo. Per renderlo accessibile, in piazza Minghetti e in piazza San Martino, sono state costruite due scale metalliche coperte da una botola d'acciaio a livello del terreno, che scendono a 5-6 metri di profondità, fino a raggiungere il livello dell'Aposa.
Il viaggio di scoperta della Bologna sotterranea non può prescindere neanche dai Bagni di Mario, una grande cisterna sotterranea cinquecentesca con decori rinascimentali, affascinanti cunicoli e una splendida volta a sesto acuto. Un ingegnoso sistema di captazione delle acque per l'approvvigionamento della grande Fontana del Nettuno.
A pochissimi chilometri dal centro di Bologna, in località Pontecchio Marconi, in un'incantevole cornice naturale di boschi e falesie, si trova invece l'ingresso di un acquedotto romano. Un incredibile manufatto del 30 a.c., forse l’unico acquedotto completamente ipogeo di epoca romana di cui si conosca l’esistenza. Il sottosuolo della Sala Borsa di Bologna, infine, custodisce i resti del foro e della basilica romana. Una discesa nel passato più antico della città.