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La Sicilia che suona il Friscaletto

ARTI E MESTIERI - Da strumento pastorale a vero e propria icona del folklore regionale: alla scoperta del tipico flauto di canna siciliano.

Friscaletto siciliano
Courtesy of©friscalettu.com
Quando maestranze artigianali e passione per la musica si incontrano, il prodotto nato da questa sapiente unione, non può che essere un vero e proprio capolavoro. Bello da vedere e soave da ascoltare, è il friscaletto siciliano, conosciuto anche come flauto di canna, zufolo o farauto, uno strumento a fiato prodotto artigianalmente e tipico della tradizione popolare siciliana la cui presenza non è circoscritta in una singola città o area ma, in maniera omogenea, ha conquistato tutto il territorio.

LA TRADIZIONE
Il friscaletto si presenta ai nostri occhi come la riproduzione dell’aulos greco, uno strumento a fiato dell’antica Grecia che veniva impiegato in occasione di cerimonie, per scandire i ritmi di lavoro o ancora nelle rappresentazioni. Le sue umili origini lo vedono nascere in una dimensione bucolica, tra le campagne, per dare sollievo ai pastori, desiderosi di riempire il tempo durante le lunghe ore passate in solitudine al seguito del proprio gregge: suonando il proprio flauto dritto si concedevano un soave momento di svago in grado di allietare e alleviare l’animo, una sorta di piccolo premio che potesse ricompensare le fatiche quotidiane. A partire dal dopoguerra, tra gli anni ’20 e ’30, il friscaletto perse quella sua valenza pastorale e venne introdotto, grazie alla sua versatilità, nella pratica strumentale tradizionale locale e affiancato a tamburello, chitarra, scacciapensieri e fisarmonica nelle orchestre come strumento da ballo in contesti festivi. Grazie all’ottima qualità timbrica, anno dopo anno, il suo impiego scavalcò i limiti del folklore raggiungendo anche la sfera della musica jazz oltre ad innalzarsi come strumento solista in diverse opere teatrali ma è divenuta, per la sua ottima fattura,  un richiestissimo souvenir.

CARATTERISTICHE La costruzione del Friscalettu è un mestiere artigianale che non si impara a scuola ma si trasmette di padre in figlio: la scelta della materia prima è fondamentale in quanto è proprio da essa stessa che ne dipendono le qualità musicali: in luogo del bambù è meglio prediligere la canna di tipo duro e, una volta tagliata e levigata, viene fatta essiccare verticalmente. Il friscalettu ha una lunghezza variabile che muta in base ai suoni che si desidera ottenere ma, in media, le misure di aggirano intorno ai 12/30 cm per un diametro di 10/20 mm. Attraverso l’ausilio di un coltellino/taglierino appuntito, si procedere nella realizzazione dell’imboccatura a becco e, successivamente quella del tappo, realizzato con un legno diverso dalla canna, servendosi generalmente di rami di legno di oleandro, ulivo o fico. Tappa finale quella dei fori, sette anteriori e due posteriori accordandolo prevalentemente sulle tonalità di Do, La, Sol; fondamentale infatti l’accordatura e la regolazione del timbro.  A seconda della zona di appartenenza, si distinguono delle peculiarità: se nella Sicilia centro occidentale si è soliti fare uso del tipo con sei fori anteriori e uno posteriore, nel messinese i fori sono sette, quelli anteriori e due i posteriori.

IL TERRITORIO Un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della tradizione musicale sicialiana, conduce in quel di Villaggio Gesso (Messina) dove si trova il Museo "Cultura e Musica Popolare dei Peloritani", quattro sale espositive all’interno delle quali si possono ammirare aerofoni, membranofoni, idiofoni e cordofoni per un totale di oltre 150 strumenti musicali e da suono oltre ad oggetti della civiltà contadina, quali utensili di lavoro e manufatti in legno d'uso quotidiano tra cui, ovviamente, spicca il friscaletto. L’estate è la stagione dell’allegria, delle sagre e delle feste in piazza: un momento d’oro per gli appassionati della musica popolare che desiderano vivere quella dimensione festosa e folkloristica è in compagnia di “Friscalettando”, un appuntamento tra arte e tradizione che, da ben due edizioni, si rinnova con successo dedicando un’intera giornata all’antico strumento musicale caro all’intera regione.

INDIRIZZI Un’antica arte quella della lavorazione del friscaletto che rappresenta una vera e propria icona del patrimonio popolare siciliano, un vanto che è nelle mani di quei pochi costruttori rimasti attivi nel settore che gelosamente, continuano a portare avanti quelle abilità che vedono trasformare una semplice canna in uno strumento musicale. Tra i nomi da segnare Gemino Calà, Calogero Bennici o ancora, per chi volesse sentire con le proprie orecchie le melodie di questo strumento, il gruppo folkloristico "LA GIADA" che, nel paese di Belpasso (Catania), da ben tre generazioni, si occupa di mantenere vive le tradizioni siciliane dilettandosi alle prese con fisarmonica, friscalettu, marranzano, mandolino, nacchere siciliane, tamburello e quattara.

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