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5 cose da sapere sulle spugne di Lampedusa

Souvenir dal Mediterraneo: curiosità imperdibili sui capolavori nati dalle sapienti mani degli artigiani delle Pelagie 

Spugne naturali
Courtesy of©Angelika Stern/iStock
Spugne naturali
Bella da vedere, affascinante da vivere. Lampedusa, perla dell’arcipelago delle Pelagie, è un contenitore di colori mozzafiato, quelli che dipingono di magia il suo mare, in superficie ma anche negli abissi. Il mondo sommerso presenta dei fondali ancora ricchi di pesce e non solo, queste isole furono a lungo uno dei principali centri di produzione delle spugne nel Mediterraneo.

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LA TRADIZIONE Da secoli i pescatori di Lampedusa raccolgono le spugne di mare, un’attività che, prima del boom turistico, rappresentava una delle maggiori risorse economiche. Intorno al 1870 furono scoperti i primi banchi di “spuonze” da parte di un pescatore trapanese, Leonardo Augugliaro, armatore del “Nuovo Carmine” a cui seguì la scoperta di un secondo banco nell’isolotto disabitato di Lampione, una notizia che accese una nuova speranza da parte di tutti coloro che auspicavano a una grande svolta: fu così che, in molti, abbandonarono le attività agricole e pastorizie per dedicarsi alla pesca, una possibilità che fece gola non solo al popolo locale ma richiamò l'attenzione anche di pescatori greci, dalmati e tunisini pronti a raccogliere le famose spugne avvalendosi di barche dette “saccalleva”, ovvero “sacchi a vela” per via della rete molto particolare e delle grandi vele che le caratterizzavano. Gli anni passano e gli affari vanno per il meglio tanto che l’isola riuscì a vivere un periodo di benessere impegnando i lampedusani in mare anche per quattro o cinque mesi consecutivi a bordo di grossi velieri per raccogliere, e iniziare a semi-lavorare, le spugne da vendere ai grossisti provenienti da tutto il Mediterraneo. La corsa alle "spuonze" delle Pelagie durò circa un cinquantennio, fu poi a causa della concorrenza delle spugne sintetiche che il sistema entrò in crisi, motivo per cui molti pescatori di spugne cominciarono a cercare soluzioni alternative al fine di sbarcare il lunario. L’attività però non è caduta nel dimenticatoio, tutt’oggi affascina soprattutto i turisti che desiderano portare a casa queste spugne naturali pescate nel cristallino mare delle Pelagie e lavorate nelle botteghe artigianali lampedusane.

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LE CARATTERISTICHE Le spugne sono animali che fanno parte della fauna marina: una volta che vengono pescate in mare, affinché possano essere lavorate, sono necessarie circa 24/36 ore. Il procedimento di lavorazione è piuttosto laborioso, in primis vengono lasciate all'ombra fino a quando non è stato espulso il loro carico di microrganismi, successivamente vengono disposte in sacchi di tela e immerse nell'acqua di mare per 24 ore, in modo da pulirle. Dopo una prima asciugatura, vengono battute con dei bastoni per consentire l'uscita di qualsiasi impurità residua. A questo punto vengono raccolte in collane e poste ad asciugare completamente: sono ora pronte all’uso, la loro struttura a nido d’ape è perfetta per la cura del corpo in quanto aiuta ad esfoliare la pelle.

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IL TERRITORIO Chi ama il mare può pensare di conoscere  da vicino i segreti dei suoi fondali avventurandosi in spettacolari immersioni: vale la pena raggiungere l’isolotto di Lampione per ammirare quelle pareti ricche di spugne.

INDIRIZZI Sul territorio sono in pochi gli spugnai che tengono in vita una preziosa arte ormai quasi scomparsa, si parla dello Spugnificio Giovannino, una realtà a conduzione familiare portata avanti da Calogero Raptis, uno dei titolari, là dove è ancora possibile acquistare spugne trattate con cura e naturalezza senza l'impiego di agenti chimici che ne alterano l'aspetto.

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