C’è del nuovo in Danimarca, a due passi dalla Sirenetta. Viaggio nella metropoli danese che evolve e si modella continuamente nel nome dell’arte, dell’architettura e del design
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Una grande metropoli (anzi, eco-metropoli, sempre di più) a misura d’uomo, iperattiva ma non convulsa, regale ma non snob. S’imbatte spesso il viaggiatore in queste dualità quando visita le città scandinave. Incantate ma reali più che mai (e accessibili) sembrano avere sempre in mente quale sia la formula della qualità della vita. Statistiche (vere) e retorica (obbligatoria) a parte, Copenhagen da qualche tempo non solo conferma questi preziosi luoghi comunima li potenzia in chiave sempre più giovane e internazionale.
Come avviene di continuo per il suo design – eccellenza qualitativa e artistica e genialità funzionale – l’ennesimo rilancio della città prende le mosse dagli spazi e dai contesti sociali e architettonici: i quartieri semiperiferici (o semicentrali, a Copenhagen le distanze sono molto relative chè in bicicletta si percorrono chilometri come fossero due passi intorno al palazzo) hanno vissuto tutti una nuova ondata di vitalità e riqualificazione. Da Vesterbrø a Østerbrø, passando per Frederiksberg Nørrebrø, la brezza bohemienne s’è fatta sentire nei vicoli silenziosi con le case di mattoni ai lati; ha trasformato bettole in ristoranti vegani e spinto molti curiosi – locali e non – a conoscere settori della città fino a poco tempo fa sfiorati appena.
Andando oltre gli episodi di cronaca e una fama immeritata, la popolarità ne ha invertito ogni clichè. E ora, tra derive trendy e vera creatività, sono tutti da scoprire. Il centro, comunque, rimane il custode dei tesori più noti e meglio conservati della capitale danese. Come e dove tracciare dunque un fil rouge in quest’offerta sempre più ricca di suggestioni e destinazioni? L’architettura può essere una delle chiavi. Ma non basta, è ancora troppo, ci vorrebbero giorni interi.
Quale architettura? Le grandi archistar? Le nuove scuole? Un’idea potrebbe essere quella dei luoghi in cui il contenitore tridimensionale – un’opera in sé – ospita performance da godere tutto l’anno. Ce ne sono tanti di posti così. Due s’affacciano, separati da poche decine di metri d’acqua, sul canale del porto, fronteggiandosi e completandosi: la SkuespillHuset e l’Opera. La terza, recentissima, porta la firma di Jean Nouvel. È un cubo azzurro, per trovarlo bisogna prendere la metropolitana automatizzata e scendere alla fermata DR-byen…