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Shangri-la orizzonte perduto

Shangri-la, orizzonte perduto. O ritrovato?

Suggestioni letterarie avvolgono la bellezza inaccessibile di Shangri-la, nella provincia cinese dello Yunnan, un luogo tra leggenda e realtà dove il turismo inizia timidamente a mettere piede.

Shangri-La
Credits©Visit Our China
Suggestioni letterarie avvolgono la bellezza inaccessibile di Shangri-la, nella provincia cinese dello Yunnan, un luogo tra leggenda e realtà dove il turismo inizia timidamente a mettere piede.  

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“Nel cuore del sole e della luna” è il suo significato letterale. Meno vibrante del corrispettivo tibetano, Shangri-la, ma di sicuro efficace nel rendere grazia e giustizia a un luogo che fa del soprannaturale la sua carta d’identità. Siamo a un passo dalle nuvole, tra le cime innevate e i candidi ghiacciai che tessono la superba geografia della prefettura autonoma tibetana di Diqing, la più settentrionale della provincia cinese dello Yunnan. Più oltre non si può andare, anzi sì. Ma ci si ritrova in Tibet, o in Myanmar, a voler deviare verso ovest.

I tredici picchi della Meili Snow Mountain riempiono sogni e leggende di un luogo fatto per finire tra le pagine di un libro – chi ricorda l’“Orizzonte perduto” di James Hilton? Chi l’ha letto, non può certo dimenticarlo. Perché è proprio la magia di un luogo fuori dal comune a restituire le più vibranti pagine di poesia nel racconto che parla di un dirottamento letterale e metaforico nelle propaggini di un mondo talmente lontano da sembrare finto. Shangri-la appunto.

Altitudini forzate e sinergie di luce da capogiro: ecco i 6740 metri del Kawagebo Peak, la “vetta vergine” che risplende possente nella lista delle otto montagne considerate sacre dal Buddismo tibetano, oltre che in quella delle montagne più magnificenti di tutta la Cina. All’esubero di queste elevazioni cromatiche fanno da contrappasso specchi d’acqua che riversano nella dimensione orizzontale del mondo altre spettacolari magie di colori: sono i laghi Bita, Napa e Shudu, tra gli altri. E gli immancabili monasteri, segni tangibili di una cultura talmente radicata nella spiritualità da esserne imprescindibile.

Meraviglia dopo meraviglia, arriva l’Unesco a metterci la firma: i “Three Parallel Rivers” rispondono al nome di Jinsha, Lancang e Nujiang e sono considerati patrimoni mondiali dal 2003, dunque, relativamente tardi. Inesplorato perché in fondo inaccessibile, lo Shangri-la è un territorio che sembra fatto apposta per perdere l’orientamento. Oggi che gli itinerari turistici passano anche di lì (si chiama “Eco-culture Route” la strada predisposta) il viaggiatore è certo facilitato nell’impresa. Ma la disponibilità a mettere da parte coordinate mentali e fisiche ordinarie rimane il tratto distintivo di chi si appresti a varcare le soglie dell’orizzonte perduto.
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